EMANCIPAZIONE FEMMINILE


Che siano ruminanti senza rimorso o pensino profondamente a come salvare il mondo; che siano abili nel gestire il caos domestico senza lasciarsene mai sopraffare o arranchino avvilite tra le mille incombenze quotidiane; che siano in armonia con i loro corpi o angosciate perennemente dal non aver raggiunto la forma ideale nemmeno quest'estate; che siano appagate e soddisfatte dalle loro relazioni sentimentali o ancora in sofferta ricerca di quiete, 

tutte le donne occidentali oggi potrebbero essere magnificamente libere di realizzare quei potenziali che nei secoli addietro erano negati, soppressi sul nascere, da un solido, indiscutibile patriarcato che impediva a ciascuna di noi di avere sogni differenti da quelli di essere un bravo angelo del focolare, dedita alla cura dei suoi cari, non necessariamente bella ma, sicuramente, prona nel suo rimanere all'ombra di figure maschili, le sole a cui era concesso essere portanti fino ad un'ottantina di anni fa.


Nei post che ho scritto in questi ultimi mesi, ho cercato di rivendicare il diritto femminile ad essere uniche, che flatus vocis rimane se alla consapevolezza delle dure battaglie delle compagne del passato, non si accompagna la disponibilità a rendere permanente questa lotta per la piena emancipazione di ciascuna di noi. 

Naturalmente, perché questa possa attuarsi ha bisogno della collaborazione di tutti, perché non è più accettabile che le donne siano ancora viste come carne da macello da consumare in questa dilagante barbarie ed analfabetismo sentimentale che connotano così tristemente la nostra società tardo-capitalista e in cui resiste questo mostruoso assetto patriarcale.

LE STRUTTURE MILLENARIE NON CROLLANO ALL'IMPROVVISO. Ma, a differenza della Delia del capolavoro della Cortellesi, finalmente possiamo mettere in discussione seriamente il patriarcato e batterci per rimanere sempre all'erta davanti alle sue più o meno visibili manifestazioni.

Dobbiamo vigilare e sorvegliare perché finalmente questa struttura venga riconosciuta come inadeguata ad ingabbiare l'indipendenza delle donne, tanto faticosamente conquistata e che non può trovare muri machisti obsoleti che tentino di arginarne l'espressione.

Come ho tentato di spiegare nel post sul mito del patriarcato, non tutti i maschi sono patriarchi, cioè non tutti, per fortuna, interpretano ancora la struttura di potere sociale come un dominio del genere maschile su quello femminile, perpetrando una violenza simbolica o manifesta, che ha sacrificato in modo disumano troppe donne innocenti.

E so che la maggior parte di coloro che hanno avuto dalla vita gli strumenti adeguati per formare una personalità ricca ed aperta al mondo, in realtà ha fatto già da anni i conti con questo pericolo insito nella natura maschile di trasformare la forza fisica ed il potere maggiore-perché esercitato da molti più secoli di quello femminile, così recente e perciò forse non ancora da tutti creduto reale- in un furioso oltraggio della mente e del corpo femminile.

Perciò so che anche molti maschi si pongono da tempo nel solco di quel desiderio bruciante espresso dalla bravissima Elena Cecchettin, sorella di Giulia, di emanciparsi dalla cultura dello stupro che "legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling". 

Confido che le vittime ancora sacrificate a questo "mito" patriarcale, che sta iniziando forse finalmente a scricchiolare, non siano morte invano, e che le nostre battaglie per l'emancipazione possano fungere da esempio per le rivoluzioni in corso in Iran, ad esempio, e che hanno bisogno di tutto il nostro supporto e della nostra attenzione.

Ritengo che non si debba smettere di parlare di come far vacillare ogni ultimo retaggio del patriarcato,  ma si debba anche iniziare a prospettare nuove forme di concezione del potere, che non implichino più la sottomissione di qualcuno, ma il riconoscimento di una piena potenza in tutti, e la riconoscenza per essa, a prescindere dal genere.

Questo rovesciamento del perno centrale su cui da millenni si fonda la struttura patriarcale andrebbe attuato con urgenza perché non venga mai più messo in crisi il sacrosanto diritto a vedere fiorire indisturbata questa misteriosa potenza, che andrebbe semmai incoraggiata, anche perché del tutto contraria ad ogni gerarchia e ad ogni lotta aggressiva per il riconoscimento in ambito privato e pubblico.

Credo sia giunto il momento di effettuare questa svolta necessaria.

 Per il bene delle future generazioni.

Ci deve essere ancora domani.


Mia biblioteca femminista minima


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