Alcune slides del pptx della lezione simulata del concorso 2022 , in cui emergono alcuni dei miei punti di riferimento pedagogici: John Dewey, Don Milani e l'articolo 3 della Costituzione italiana |
Durante questo mio primo anno "di ruolo", ho scritto qui alcuni post che raccontavano la mia esperienza da docente e che ho intitolato: "cronache dalla frontiera scolastica".
La scuola può infatti dirsi una frontiera, perché è un luogo che va attraversato, ma che rischia spesso di diventare un confine rigido e somigliare a una prigione da cui non si vede l'ora di evadere.
La scuola mortifica, distrugge l'autostima, lascia dileguare i talenti più spontanei che subiscono un progressivo essiccamento, a causa di un sistema fondato sulla quantità, sul risultato, sulla performance continua?
O incoraggia, sollecita domande indispensabili e sprona alla scoperta di ciò che nel percorso di crescita ha bisogno di trovare un appiglio perché venga scovato, come un piccolo germoglio da coltivare con cura quotidiana e appassionata, ben oltre i "crediti" da conquistare affannosamente?
Occorre oggi più che mai una riflessione sulla scuola, sul senso stesso dell'andarci, che non risponda solamente a un'esigenza sociale precisa di collocare bambini e ragazzi da qualche parte per levarseli di torno!
L'educazione non avviene certamente solo a scuola e si imparava anche prima che la scuola venisse inventata e poi diffusa, lungo un percorso tortuoso giunto in età Moderna all'istituzione del sistema scolastico pubblico, gratuito e obbligatorio (in Italia a partire dalla legge Casati del 1859).
Ma ciò che non andrebbe mai smarrito è il suo significato etimologico: scuola deriva dal greco skholḗ che significa "tempo libero".
In origine, dunque, la scuola è stata concepita come il luogo deputato all'ozio della conoscenza gratuita, disinteressata, un apparente dolce far niente mentre si apprende qualcosa di necessario per la propria formazione.
Niente di più lontano, insomma, da quel luogo in cui testare PCTO, ammalarsi per ottenere medie elevate e conquistare crediti in una lotta iper competitiva, senza quartiere e senza empatia, che dai primi anni Duemila progressivamente è diventata la scuola italiana.
E' questa la scuola che vogliamo?
Per adesso che sono da più di un mese lontano dalle aule, non posso nascondere la gioia di stare a mare, né misconoscere quale goduria sia riposare sotto un pino o leggere su una sdraio con i Pink Floyd in sottofondo.
E sono sicura che le mie alunne e i miei alunni non solo siano infinitamente più felici a contatto con la natura estiva, ma anche che stiano imparando tantissime cose che a scuola non si possono imparare e che hanno a che fare con la vita.
Questa vita incandescente, con emozioni, energie esorbitanti e desideri impossibili che vibra nel sangue degli adolescenti e che rischia di venire schiacciata dall'incomprensione di quegli adulti che hanno dimenticato del tutto l'irrequietezza della gioventù o forse ne temono l'esplosiva carica rivoluzionaria.
E così ci affanniamo con modalità e strategie didattiche all'avanguardia per tentare di farci seguire da quegli sguardi che vorremmo disperatamente accendere, ma dimentichiamo comunque sempre troppo spesso quanto sia insufficiente il nostro sforzo per placare quella sete e quella fame di meraviglia e di bellezza che dovrebbero essere insaziabili a sedici anni.
Tra le pareti di un'aula, abitiamo in realtà un surrogato di quell'esperienza decisiva che le nostre ragazze e i nostri ragazzi potranno fare solo altrove, nei teatri, nei cinema, nelle biblioteche, nei laboratori, nelle gallerie d'arte, su una collina o sotto un cielo stellato, a Siviglia o ad Algeri, ovunque insomma si troveranno a partecipare in modo autonomo a una scoperta di qualcosa che li appassionerà e si inciderà nella loro coscienza estetica ed etica in modo indelebile.
Ciò che possiamo fare, forse, è trasmettere quell'erotismo per la conoscenza, che non è un asettico e inerte guazzabuglio di informazioni, ma una rete di nodi che hanno costruito la nostra stessa persona, facendoci spesso anche molto male, ma alla quale non potremmo mai rinunciare per nessuna ragione al mondo.
Dovremmo superare l'adulazione del rigore, della "fatica del concetto", della rinuncia ascetica a ogni piacere quando si apprende, come i soli mezzi da additare per avviarsi nel difficile terreno dell'apprendimento, prendendo atto una volta per tutte dell'immenso potenziale nascosto nella gioventù.
Per migliorarci davvero, penso dovremmo iniziare a cercare le nostre allieve e i nostri allievi oltre le rigide griglie di valutazione e provare a comprenderli, intercettare la loro curiosità per mostrare loro che è sempre possibile trovare conforto a questi tempi pazzi e balordi nei libri, nella conoscenza, nella ricerca lunga e faticosa, ma priva di ansia, perché, anche quando l'indagine non approda a risultati certi e incontrovertibili, si riesce comunque ad ampliare il proprio orizzonte e a diventare consapevoli, più vivi e più critici del momento storico in cui si è stati gettati e che, se non ci piace, possiamo, anche grazie alla scuola, capovolgere insieme.
Mamma mia che capoverso lunghissimo. Infinite Jest fa male.
Concludo con l'elenco- in fieri- dei post elaborati finora:
Aggiungo anche quelli scritti precedentemente: EDUCAZIONE ANTICAPITALISTA e ISTRUZIONE E CAPITALE.
Si imparava, dicevo sopra, anche prima dell'invenzione della scuola. Ma forse si imparerà in essa sempre di meno, se non ci opporremo al compimento della sua trasformazione in un'azienda ostile tanto ai giovani quanto agli adulti, fitta di burocrazia e necessità di far quadrare i bilanci con progetti di ogni tipo, finalizzati alla certificazione delle competenze che possano essere presto convertite in profitto.
Sta a noi docenti remare contro una scuola sempre più nevrotica e distante dalla dimensione esistenziale, perché totalmente piegata alla logica del sistema capitalista, che spinge a produrre e consumare il sapere stesso e le energie delle studentesse e degli studenti, ridotti a numeri privi di personalità ed irriducibile identità, che ci preme più bocciare che far sbocciare quando fanno inciampare il sistema.
RESISTERE!
Ad maiora!
Slide finale del pptx citato del concorso che, per fortuna, vinsi! |
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