Come recita l'articolo 3 dello Statuto, Dissonanze Urbane (copio e incollo):
È un’organizzazione democratica, antifascista, studentesca e che si ispira ai valori della Resistenza, pacifista, non violenta, antimafia, multietnica, antirazzista, laica, ambientalista, pluralista e senza fini di lucro.
Finalità principale dell’Associazione è accrescere il patrimonio conoscitivo intorno alle periferie palermitane, il cui degrado artistico, civico e morale sarà messo in luce attraverso molteplici forme di analisi (urbanistica, antropologica, giuridica, estetica e filosofica) e diversi progetti di carattere documentaristico e propositivo.
Cercando di incentivare l’interesse per la riscoperta della bellezza come collante sociale capace di disinnescare la logica della violenza, i soci porteranno avanti innanzitutto l’intento di sensibilizzazione culturale, rivolgendosi agli studenti universitari dell’Ateneo di Palermo, così come a chiunque voglia esplorare i confini palermitani, accettando l’irriducibilità del concetto di “periferia” a determinati standard scientifici che siano capaci di misurarne oggettivamente il valore.
L’Associazione vuole poi scommettere
sulla possibilità che le cosiddette “zone a rischio” palermitane, proprio a
causa della loro resistenza ad ogni comoda etichettizzazione, costituiscano la risorsa
principale per pensare ad un complesso e faticoso, ma non irrealizzabile,
riscatto economico e culturale dell’intera città di Palermo. Cercando di applicare ogni anno i risultati
conoscitivi raggiunti, l’impegno dei
soci consisterà nel promuovere tanto l’idea di una democrazia partecipata, che tenti la faticosa strada dei progetti di
collaborazione tra abitanti ed architetti, giuristi ed antropologi coinvolti
nell’associazione per recuperare o concepire nuovi spazi d’interesse comune;
quanto l’idea che un percorso
imprenditoriale virtuoso sia fondamentale per contrastare le attività illecite
della criminalità organizzata e della micro-delinquenza.
Ricordando, infine, come l’attenzione
alle periferie sia ritornata al centro di diversi progetti di riqualificazione
urbanistica delle città europee, soprattutto a partire dalle rivolte del 2005
nelle banlieues parigine, i volontari
insisteranno nella ricerca di somiglianze e divergenze rispetto alle periferie
di altre città d’Italia e dell’Unione Europea, in modo da offrire un quadro di
più ampio respiro, non limitato al solo scenario palermitano.
Segue a questo punto un elenco con una sfilza di fantasmagoriche attività che l'associazione si riprometteva di sviluppare:
a) Sforzarsi di individuare dei
punti di riferimento che consentano di considerare “periferica” una zona del
tessuto cittadino, pur adottando una metodologia conoscitiva che rifiuta
programmaticamente la semplificazione e rifugge ogni astrazione, mirando,
piuttosto, a testimoniare, grazie alle singole esperienze messe in luce,
l’eterogeneità del concetto di “periferia”, la cui definizione sarà, pertanto,
continuamente riformulata;
b)
Ricostruire la storia delle
differenti tipologie di periferia riscontrate a Palermo
(borgata-ghetto, confine sul mare e la
periferia vera e propria, laddove c’era la campagna), riferendosi a ricerche
già effettuate in merito all’espansione irregolare della città ed alle
conseguenti ragioni del disagio vissuto in diverse sue parti;
c) Educarsi
all’impegno nel garantire un
approccio che non parta da una rigida contrapposizione tra chi investiga ed i
fenomeni che intende studiare, ma sia capace di mettere al centro la categoria
di relazione e, solamente a partire
da questa, vagliare identità e differenze negli stili di vita e nelle visioni
del mondo dei soggetti coinvolti nella ricerca;
d)
Condurre delle ricerche
antropologiche sul legame tra l’essere umano ed il paesaggio, additando, in
particolare, nella mancanza o degrado di quegli spazi pubblici in cui si
esprimono al meglio le possibilità umane uno dei più grandi limiti della società
occidentale e scorgendo nella struttura urbanistica palermitana un esempio
emblematico di questa negazione;
e) Effettuare
indagini sul campo, stimolando gli abitanti stessi a raccontare le loro
esperienze con la bellezza e coinvolgendo le associazioni e le
scuole dei territori interessati, per mettere in evidenza l’estremo disagio
abitativo e la solitudine respirata nei “non luoghi”palermitani, riscoprendo,
al contempo, le potenzialità nascoste nei quartieri abbandonati dalla cura
dell’amministrazione comunale;
f) Analizzare
i concetti di “appartenenza” ed “esclusione”, declinati in forme specifiche nei
luoghi presi in esame, in modo da fare emergere tanto il ruolo giocato
dall’amministrazione comunale e regionale, quanto la predilezione per forme di
potere alternative, non conformi alle norme nazionali ed europee;
g) Mettere in atto azioni progettuali
diversificate (workshop, mostre fotografiche, concorsi letterari etc.)
attraverso l’impegno attivo dei soci, che contribuiranno con le loro competenze
specifiche ad ampliare il quadro conoscitivo, così da produrre nuovi orizzonti
entro cui pensare ad un miglioramento della qualità della vita degli abitanti
in periferia;
h) Integrare
le prospettive di risanamento e sviluppo elaborate dall’associazione sul vasto
tema della periferia, con i lavori svolti in altri territori intorno alla
stessa questione, in modo da cogliere divergenze ed affinità dei modelli
urbani;
i) Incoraggiare coloro a cui
l’accesso ad ogni forma di esperienza estetica risulta, per diverse ragioni,
negato, ad esperire e tutelare il bello naturale ed artistico offerto dalla
città, insistendo perché si diffonda la
consapevolezza che l’esperienza dell’arte ed il rispetto della natura possono
divenire i vettori per ridisegnare un nuovo concetto di politica, che sia
responsabile ed inclusiva nei confronti di tutti gli “elementi scagliati al margine”;
j) Effettuare degli studi sul
lessico utilizzato in periferia, per cogliere nel fattore linguistico uno dei
fondamentali aspetti intorno a cui si
consuma la distanza tra le parti che costituiscono la comunità cittadina;
k) Avanzare delle ipotesi su
quali strategie attuare perché le competenze di individui e gruppi periferici
possano essere sviluppate, in modo da disinnescare la logica assistenzialistica
e clientelare, che andrà verificato quanto caratterizzi effettivamente la
maggior parte della cittadinanza palermitana;
l) Approfondire gli aspetti della condizione femminile
nell'ambito degli interventi programmati e promuovere il principio della pari
opportunità;
m) Apertura a progetti di
sviluppo territoriale in difesa dell’agricoltura e della pesca locali come
fattori di crescita economica;
n) Ideare e realizzare attività
in ambito universitario con lo scopo di mostrare agli studenti dell’Ateneo di Palermo le dinamiche che
regolano i quartieri presi in esame, così da sollecitare l’interesse degli
studenti stessi per progettare, creare e sviluppare insieme nuovi metodi di
intervento intorno alle questioni tematizzate;
o) Partecipare a programmi e
progetti europei di riqualificazione e valorizzazione delle periferie, in
qualità di partner o capofila;
p) Promuovere la collaborazione
con Enti pubblici, soggetti privati, imprese, per il perseguimento di finalità
rilevanti nell’ambito socio-assistenziale;
q) Creare sinergie e costituire
collegamenti tra soggetti del volontariato e del terzo settore;
r) Attivare iniziative di
promozione ed educazione sociale;
s) Sviluppare un sistema di
informazione che miri a valorizzare le interazioni tra periferia e centro e tra
le varie periferie, attraverso testate cartacee ed on-line.
t) Promuovere gli scopi
dell’associazione attraverso campagne di comunicazione e marketing e
l’organizzazione di manifestazioni culturali, tesi a sviluppare i rapporti tra
individuo e comunità;
u) Istituire centri ed uffici di rappresentanza nel territorio
nazionale;
v) Qualsiasi altra iniziativa di volontariato autonomo e/o collegata ai servizi pubblici e privati riconosciuti dalle leggi in materia;
//
Tutto - dalla a alla v( potevamo arrivare alla z a questo punto, ci siamo confusi per una lettera!)- molto bello sulla carta, peccato che di tutto ciò non sia stato realizzato praticamente nulla.
Ma mai dire mai!
Viva le dissonanze, insomma, oggi più che mai!
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