DISSONANZE URBANE

Riflessi, autore Lorenzo D'Asaro



Ripercorro in questa pagina alcune fasi della mia esistenza in cui si è delineata l'urgenza di comprendere cosa volesse dire nascere a Palermo e tentare di abitarla nel modo migliore, mantenendo gli occhi aperti e non facendosi condizionare dalla paura nel denunciare storture ed inaccettabili ingiustizie. 
I post che raccolgo qui sono:

A Palermo si impara con molta lentezza a distinguere le dinamiche disoneste - riducibili ad un comportamento "incivile", come passare con il rosso o posteggiare in doppia fila, che può essere praticato da Canicattì ad Ortisei-  da quelle assimilabili alla logica mafiosa. 
Queste ultime hanno a che fare con atteggiamenti, visioni del mondo e sentimenti identitari e relazionali, talvolta meno evidenti di quelle pratiche illegali ed irrispettose del prossimo e che non sono solamente "palermitane", pur essendo egualmente- se possibile, anzi, ancor di più- stigmatizzabili come segni di ingiustizia da combattere.

Non so se la distinzione sia stata compiuta correttamente, ma posso dire di averci provato.

Il titolo di questa nuova pagina è anche il nome dell'associazione che ho fondato- e regolarmente registrato all'Agenzia delle Entrate- il lontano 18 marzo 2012.

Come recita l'articolo 3 dello Statuto, Dissonanze Urbane (copio e incollo):

È un’organizzazione democratica, antifascista, studentesca e che si ispira ai valori della Resistenza, pacifista, non violenta, antimafia, multietnica, antirazzista, laica, ambientalista, pluralista e senza fini di lucro.

Finalità principale dell’Associazione è accrescere il patrimonio conoscitivo intorno alle periferie palermitane, il cui degrado artistico, civico e morale sarà messo in luce attraverso molteplici forme di analisi (urbanistica, antropologica, giuridica, estetica e filosofica) e diversi progetti di carattere documentaristico e propositivo. 

Cercando di incentivare l’interesse per la riscoperta della bellezza come collante sociale capace di disinnescare la logica della violenza, i soci porteranno avanti innanzitutto l’intento di sensibilizzazione culturale, rivolgendosi agli studenti universitari dell’Ateneo di Palermo, così come a chiunque voglia esplorare i confini palermitani, accettando l’irriducibilità del concetto di “periferia” a determinati standard scientifici che siano capaci di misurarne oggettivamente il valore. 

L’Associazione vuole poi scommettere sulla possibilità che le cosiddette “zone a rischio” palermitane, proprio a causa della loro resistenza ad ogni comoda etichettizzazione, costituiscano la risorsa principale per pensare ad un complesso e faticoso, ma non irrealizzabile, riscatto economico e culturale dell’intera città di Palermo. Cercando di applicare ogni anno i risultati conoscitivi raggiunti,  l’impegno dei soci consisterà nel promuovere tanto l’idea di una democrazia partecipata,  che tenti la faticosa strada dei progetti di collaborazione tra abitanti ed architetti, giuristi ed antropologi coinvolti nell’associazione per recuperare o concepire nuovi spazi d’interesse comune; quanto l’idea  che un percorso imprenditoriale virtuoso sia fondamentale per contrastare le attività illecite della criminalità organizzata e della micro-delinquenza.

Ricordando, infine, come l’attenzione alle periferie sia ritornata al centro di diversi progetti di riqualificazione urbanistica delle città europee, soprattutto a partire dalle rivolte del 2005 nelle banlieues parigine, i volontari insisteranno nella ricerca di somiglianze e divergenze rispetto alle periferie di altre città d’Italia e dell’Unione Europea, in modo da offrire un quadro di più ampio respiro, non limitato al solo scenario palermitano.


Segue a questo punto un elenco con una sfilza di fantasmagoriche attività che l'associazione si riprometteva di sviluppare:

 

a)    Sforzarsi di individuare dei punti di riferimento che consentano di considerare “periferica” una zona del tessuto cittadino, pur adottando una metodologia conoscitiva che rifiuta programmaticamente la semplificazione e rifugge ogni astrazione, mirando, piuttosto, a testimoniare, grazie alle singole esperienze messe in luce, l’eterogeneità del concetto di “periferia”, la cui definizione sarà, pertanto, continuamente riformulata;

 

b)    Ricostruire la storia delle differenti tipologie di periferia riscontrate a Palermo

 (borgata-ghetto, confine sul mare e la periferia vera e propria, laddove c’era la campagna), riferendosi a ricerche già effettuate in merito all’espansione irregolare della città ed alle conseguenti ragioni del disagio vissuto in diverse sue parti;

 

c)    Educarsi all’impegno nel garantire un approccio che non parta da una rigida contrapposizione tra chi investiga ed i fenomeni che intende studiare, ma sia capace di mettere al centro la categoria di relazione e, solamente a partire da questa, vagliare identità e differenze negli stili di vita e nelle visioni del mondo dei soggetti coinvolti nella ricerca;

 

d)    Condurre delle ricerche antropologiche sul legame tra l’essere umano ed il paesaggio, additando, in particolare, nella mancanza o degrado di quegli spazi pubblici in cui si esprimono al meglio le possibilità umane uno dei più grandi limiti della società occidentale e scorgendo nella struttura urbanistica palermitana un esempio emblematico di questa negazione;

 

e)    Effettuare indagini sul campo, stimolando gli abitanti stessi a raccontare le loro esperienze con la bellezza e coinvolgendo le associazioni e le scuole dei territori interessati, per mettere in evidenza l’estremo disagio abitativo e la solitudine respirata nei “non luoghi”palermitani, riscoprendo, al contempo, le potenzialità nascoste nei quartieri abbandonati dalla cura dell’amministrazione comunale;

 

f)     Analizzare i concetti di “appartenenza” ed “esclusione”, declinati in forme specifiche nei luoghi presi in esame, in modo da fare emergere tanto il ruolo giocato dall’amministrazione comunale e regionale, quanto la predilezione per forme di potere alternative, non conformi alle norme nazionali ed europee;

 

g)    Mettere in atto azioni progettuali diversificate (workshop, mostre fotografiche, concorsi letterari etc.) attraverso l’impegno attivo dei soci, che contribuiranno con le loro competenze specifiche ad ampliare il quadro conoscitivo, così da produrre nuovi orizzonti entro cui pensare ad un miglioramento della qualità della vita degli abitanti in periferia;

 

h)    Integrare le prospettive di risanamento e sviluppo elaborate dall’associazione sul vasto tema della periferia, con i lavori svolti in altri territori intorno alla stessa questione, in modo da cogliere divergenze ed affinità dei modelli urbani;

 

i)      Incoraggiare coloro a cui l’accesso ad ogni forma di esperienza estetica risulta, per diverse ragioni, negato, ad esperire e tutelare il bello naturale ed artistico offerto dalla città, insistendo perché si diffonda la consapevolezza che l’esperienza dell’arte ed il rispetto della natura possono divenire i vettori per ridisegnare un nuovo concetto di politica, che sia responsabile ed inclusiva nei confronti di tutti gli “elementi scagliati al margine”;

 

j)      Effettuare degli studi sul lessico utilizzato in periferia, per cogliere nel fattore linguistico uno dei fondamentali  aspetti intorno a cui si consuma la distanza tra le parti che costituiscono la comunità cittadina;

 

k)    Avanzare delle ipotesi su quali strategie attuare perché le competenze di individui e gruppi periferici possano essere sviluppate, in modo da disinnescare la logica assistenzialistica e clientelare, che andrà verificato quanto caratterizzi effettivamente la maggior parte della cittadinanza palermitana;

 

l)      Approfondire gli aspetti della condizione femminile nell'ambito degli interventi programmati e promuovere il principio della pari opportunità;

 

m)  Apertura a progetti di sviluppo territoriale in difesa dell’agricoltura e della pesca locali come fattori di crescita economica;

 

n)    Ideare e realizzare attività in ambito universitario con lo scopo di mostrare agli studenti  dell’Ateneo di Palermo le dinamiche che regolano i quartieri presi in esame, così da sollecitare l’interesse degli studenti stessi per progettare, creare e sviluppare insieme nuovi metodi di intervento intorno alle questioni tematizzate;

 

o)    Partecipare a programmi e progetti europei di riqualificazione e valorizzazione delle periferie, in qualità di partner o capofila;

 

p)    Promuovere la collaborazione con Enti pubblici, soggetti privati, imprese, per il perseguimento di finalità rilevanti nell’ambito socio-assistenziale;

 

q)    Creare sinergie e costituire collegamenti tra soggetti del volontariato e del terzo settore;

 

r)     Attivare iniziative di promozione ed educazione sociale;

 

s)     Sviluppare un sistema di informazione che miri a valorizzare le interazioni tra periferia e centro e tra le varie periferie, attraverso testate cartacee ed on-line.

 

t)      Promuovere gli scopi dell’associazione attraverso campagne di comunicazione e marketing e l’organizzazione di manifestazioni culturali, tesi a sviluppare i rapporti tra individuo e comunità;

 

u)    Istituire centri ed  uffici di rappresentanza nel territorio nazionale;

 

v)    Qualsiasi altra iniziativa di volontariato autonomo e/o collegata ai servizi pubblici e privati riconosciuti dalle leggi in materia;


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Tutto - dalla a alla v( potevamo arrivare alla z a questo punto, ci siamo confusi per una lettera!)- molto bello sulla carta, peccato che di tutto ciò non sia stato realizzato praticamente nulla.

Ma mai dire mai!

C'è del patetico in questo volgersi con spirito da pasionaria alle questioni della cittadinanza? 
Può darsi. 
Ma tutto ciò che stride con la massa, preferendo mantenersi minoranza che non si piega al pensiero dominante, inseguendo gocce di splendore lì dove meno ci si aspetta che possa splendere alcunché, ha sempre esercitato un fascino straordinario su di me, non posso non ammetterlo.

Viva le dissonanze, insomma, oggi più che mai!



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