NON SIAMO CARNE DA MACELLO!



Un'altra vittima sacrificale. La centocinquesima in un anno.

E un'ondata emozionale irrefrenabile, diversi post di autentica solidarietà, tanti di morbosità senza fine nei social, in un imperversare di dibattiti in tv e slogan d'impatto per individuare le responsabilità di questo orrore, da tempo insostenibile.

Il patriarcato si dice, perché ci considerano loro proprietà. Ed entrano in crisi quando viene minacciata la loro "virilità".

Perché non sanno amare.

Perché non sanno accettare le donne libere e indipendenti.

Sicuramente è così, ma facciamo attenzione a non esagerare con questa spiegazione, non solo perché  rischia di diventare un alibi capace di giustificare da parte maschile ogni abiezione, ma anche perché offusca un dato importantissimo, sul quale ritengo sia importante riflettere.

In tutti i testi femministi che ho letto finora, i riferimenti alla subordinazione della donna, all'oppressione del genere femminile ed al perdurante- e sempre da contrastare- dominio maschile,  non  scaturivano da una riflessione urgente volta a condannare una strage dei corpi delle donne.

 La violenza in ambito domestico è certamente sempre esistita, ma la facilità con cui si compiono oggi assassini premeditati delle donne, giovanissime, giovani o adulte che siano, è un tratto specifico unicamente della nostra contemporaneità.

Dobbiamo prendere consapevolezza di questa catastrofe e della sua abissalità, che forse richiama la preistoria, ma non ha precedenti nella storia della nostra democrazia.

Questo sprofondamento nella barbarie, nella ferinità e nella coazione a ripetere di atti scellerati e immondi sempre verso il soggetto considerato oggetto e da sopprimere ad ogni costo, può leggersi perciò anche come :

-segno della sparizione dell'umano, soppiantato dalle macchine e dalla tecnologia, diventato incapace di relazionarsi con l'alterità;

 - perdita di ogni senso del limite e della misura, anche a causa di un impoverimento del linguaggio che si traduce in un aumento della violenza (perché avere poche parole per descrivere ciò che accade,  tiene lontano dagli stratagemmi verbali ed apre strade più sanguinarie) ;

- allarmante segnale della crisi più totale di ogni forma di educazionesentimentale in primis, a scuola e soprattutto in famiglia, ambiti che non sono riusciti ad arginare il trionfo della logica capitalista della performance e della smagliante  vita gretta edonistica dell'ottimo consumatore, poco interessato a stabilire relazioni profonde e durature, anche se si tratta dei familiari con cui condivide lo stesso tetto;

-indice dello sgretolamento della comunità e del collettivo per far trionfare un mito individualista dagli anni Ottanta in poi, che porta a pensare che tutto sia dovuto ed che ogni questione si debba e si possa risolvere da soli, senza interpellare nessuna voce che, non sia mai, potrebbe mostrare un altro punto di vista possibile e far vacillare dogmatiche convinzioni pericolose;

- evidente prova dello smarrimento dell'essere in nome di un avere consumistico irrefrenabile, che non distingue desideri e bisogni;

- o ancora riflesso nefasto della mercificazione capitalista del corpo e delle relazioni umane...

Ma tutte queste banalissime chiacchiere potrebbero continuare per decenni, senza arrivare ad una lettura univoca sufficientemente convincente del perché muoia una donna ogni tre giorni, lasciando in una valle di lacrime genitori, fratelli, sorelle, amiche, amici o figlie e figli che non riusciranno a riprendersi mai da un trauma così devastante. 

Il trauma deve diventare collettivo ed imporre una soluzione.

Se non ci si ferma un attimo ed all'analisi dei drammi sociali ed al moltiplicarsi delle interpretazioni delle cause di questi tragici, dolorosi accadimenti, poi non segue una palingenesi totale, un risveglio delle coscienze che ponga fine a questo eccidio dissennato, allora tutte queste povere donne continueranno a morire ogni giorno, perché non riposeranno mai "in power", come ha scritto la sorella di Giulia, ma sempre nell'angoscia che possa capitare ancora. 

Perché l'orrore non ha vergogna di ripetersi, quando le coscienze sonnecchiano o si nutrono di idiozie.

BASTA!



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