CONOSCI TE STESSA

 


Carissima donna occidentale,

ti è stato negato dalle origini l'accesso alla questione più essenziale di tutte e che, pure, circa venticinque secoli fa troneggiava sul frontone del tempio di Apollo a Delfi:

 γνῶθι σαυτόν

Sembrando rivolto ad un pubblico esclusivamente maschile, il celeberrimo "conosci te stessO" è diventato da allora e per secoli appannaggio dei pochi uomini disposti ad addentrarsi nella ricerca incessante e dolorosa del proprio dàimon

Ma tu, invece, hai mai forse potuto sentire bruciante l'urgenza di fare i conti con quell'imperativo/monito che Socrate fece suo, lasciando lui per primo che Santippe continuasse ad ignorarsi, perduta come certo doveva essere nella cura dei figli e nel barcamenarsi come poteva per sostentarli (mentre lui andava a tormentare tutti i giovanotti ateniesi nei mercati e nelle palestre)? 

Dimmi un po', mia cara, cosa conosci di te stessa?

Quali sono veramente le tue virtù? Quali i tuoi vizi specifici?

Quali i tuoi desideri più profondi? E che forma hanno le tue più inscalfibili malinconie? 

Biologia a parte, in cosa sei diametralmente opposta all'uomo ed in cosa ti ritieni a lui affine?

Ci sono categorie specificamente femminili, irriducibili a quelle aristoteliche e kantiane?

E lo stesso imperativo categorico lo interpreti e vivi come un uomo?

Ed ancora, quali sono le specifiche visioni femminili della Natura e della Politica? 

Se avessi potuto incidere davvero nella Storia, credi che questa sarebbe andata diversamente?

Oppure quando, faticosamente, arrivi al Potere, anche tu finisci poi con l'esercitarlo in maniera dispotica e, come accade anche ai migliori esempi maschili che non rimangono quasi mai onesti quando governano - come sapeva bene Platone- , ti corrompi anche tu?

Chi sei, insomma?


Sei fondamentalmente sacrificio smisurato nel donarti oltre ogni elementare istinto di autoconservazione? Spirito selvaggio ripiegato ed accartocciato, riuscendo ad adattarsi a qualunque forma ti si richieda, quasi fossi plastilina che necessita di essere modellata da mani non sue, questo sei?

Oppure un essere potente che riesce a vincere il dolore e sopporta più di qualunque animale da soma qualsiasi fatica ed atroce sofferenza?

 Materna, non materna, sensuale, non sensuale, casalinga disperata, zitella acida, civetta oppure sciatta, strega, santa, crocerossina, mistica o sgualdrina?

Antigone e Medea. Simbolo di lotta e di follia. 

Miliardi di etichette appiccicate addosso sempre da dita maschili.

Lasciati condurre da uno smodato desiderio di scoprire chi sei, finalmente, in maniera autonoma e personale.

Egoismo? Narcisismo? Per secoli non vi siete posti affatto il problema, belli uomini miei, nessuno ce l'ha mica con voi-  non con tutti, non fraintendete- ma certamente ora non potete lamentarvi se esigiamo che le nostre qualità vengano riconosciute in una maniera che non prevede affatto un confronto con le vostre. 

Perché non siamo uguali e cosa siamo non lo sappiamo ancora.

Rivendichiamo la possibilità di essere altre, di superare i confini di ogni rigida identità in nome di una fluidità che non perda comunque mai di vista la consapevolezza di essere state vittime della storia per troppi secoli.

Sono decenni di grande scombussolamento. Film, letteratura, saggistica, serie tv, podcast, canzoni e riviste. Tutto parla di donne, almeno in Occidente.

Ho letto l'altro giorno che "La rappresentazione nel mondo della finzione significa esistenza sociale; l'assenza implica annientamento simbolico" ( George Gerbner). E dunque ben vengano tante storie e narrazioni, anche se talvolta ridondanti, sulle specificità femminili, perché il silenzio e l'invisibilità sono durati secoli ed ora è necessario parlare e farsi vedere.

 Tutto è un fermento femminista e la cosa può dare fastidio, si capisce, ma bisogna avere chiaro che non siamo che all'inizio e se proverete a sottovalutare questa potenza irridendola, ci dispiace tanto per voi, ma ne verrete prima o poi travolti.

Potete pure non desiderare sostenere la lotta e non partecipare al percorso di emancipazione femminile, come fanno con sensibilità ed intelligenza molti di voi, modificando errori, rivedendo posizioni, riconoscendo quanto lunga sia la strada per poterci amare e stimare così come siamo e nella molteplicità di "ruoli" che rivestiamo dentro e fuori dallo spazio domestico. 

Potete pure rimanere ciechi e sordi, continuare a violentarci, ucciderci e ritenerci oggetti da privare di dignità e umanità, ma prima o poi sarete costretti ad arrendervi davanti all'idea che non siete più il centro del mondo ed il vostro sguardo antropocentrico e fallocentrico ha perso mordente e fascino (qualora lo abbia mai, stoltamente, avuto). 

E così, contro ogni stereotipo e infondato senso di colpa che ci fa sentire perennemente inadeguate, dentro e fuori dal vostro riflesso, con il vostro sostegno o con la vostra ostinata disapprovazione, noi adesso stiamo provando a conoscere chi siamo.

Perché forse in questo momento solo un punto di vista femminile legato alla Cura della Vita e della Natura - come certamente non è quello al potere oggi in Italia- potrebbe interrompere questo corso spaventoso e nero di scelleratezze senza confini. 

Ad maiora!



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