EDUCAZIONE ANTICAPITALISTA




Cueva de Las Manos, Argentina, incisione rupestre risalente a 9000-13.000 anni fa.
 Il simbolo di inclusione- trovato su internet e riportato sopra- a me sembra in continuità con queste "Manos".  O così mi piace vederlo, per sentire l'urgenza di unire il passato ed il futuro attraverso uno sforzo immenso che è quello dell'educazione, custode dei tesori antichi e rabdomante di misteri che comprenderanno meglio i giovani. Per aspera ad astra!




"Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare i suoi obiettivi. Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte.", 

 José Saramago

Difficile non dargli ragione, credo. I recenti fatti di cronaca impongono una riflessione collettiva. Ed io volevo scrivere un post su questo da molto tempo, avrei voluto inserire meditazioni più approfondite, ma sento che vada  urgentemente gettato nell'etere virtuale adesso, poi eventualmente ci tornerò. 

Che società è la nostra? 

La crisi dei valori del dopoguerra e il conseguente spazzamento di impalcature ipocrite, le "menzogne vitali" di cui parlava Ibsen, che producevano infelicità nella classe borghese, potevano preparare un terreno nuovo,  fertile, pluralista, aperto, entro cui discutere un nuovo tipo di umanità, capace di superare il dogmatismo ed aristocratismo etico in cui si trincerava chi aveva accesso alla cultura per coinvolgere nella lotta per l'emancipazione dai residui del fascismo e della morale benpensante anche chi al gioco delle idee non aveva mai potuto partecipare.

L'utopia di Sinistra doveva essere semplicemente questa: 

un mondo libero e giusto per tutti, soprattutto per quelli che erano sempre stati oppressi dall'ignoranza, dalla prevaricazione, dal dispotismo, dall'assenza di visioni utopiche necessarie per elevarsi e non patire una vita da bestie.

Le derive capitaliste di cui parlo spesso in questo blog vanno avanti da decenni e, come ho scritto altrove, serrano l'esistenza occidentale insieme alla tecnologia in una doppia gabbia che ha smarrito del tutto gli ideali scritti sopra.

Mi piacerebbe che potessimo ragionare insieme sulle strade alternative al capitalismo. 

Vi chiederei se possono esserci davvero secondo voi o dobbiamo praticare una rassegnazione infinita, mescolando cinismo e disincanto senza più sperare in alcuna redenzione.

I bambini, i ragazzini e gli adolescenti potranno salvare il mondo?

E, soprattutto, avranno ancora un mondo da salvare?

Stamattina ho letto su facebook un brano riportato da una mia carissima cugina del mitico Anders che ne "L'uomo è antiquato" nel 1956 scriveva:

“Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini.
L’ ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate.
In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi.
Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario, che vi sia il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo.
Niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È buono, in chiacchiere e musica incessante, impedire allo spirito di pensare.
Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio.
In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana. E il modello della libertà.
Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, l’unica paura, che dovrà essere mantenuta, sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.
L’ uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge. Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, tutto ciò che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato, combattuto.
Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali”.
Günther Anders, “L’uomo è antiquato”


Non credo si debba aggiungere qualcosa. 

Ma davvero tutto è perduto ? Veramente non esistono più varchi di resistenza che possano riportare l'essere umano al centro, ridisegnare il suo cammino, provare a invertire la rotta?

Siamo ormai vitelli tutti e senza scampo?

Coloro che pensano vengono immediatamente tacciati di essere noiosi, odiosi moralisti incapaci di mettere in pratica rivolgimenti sostanziali.

La distrazione di massa spinge a desiderare ardentemente stordimenti e troviamo mille maniere per far seguire a brevi illuminazioni delle catene che ci portiamo dietro, lunghissimi periodi di black out.

Anche se il  massiccio abuso della tecnologia è trasversale, anche se dal capitalismo non esistono vie d'uscita, io devo credere che l'educazione possa salvare.

E lo devo credere perché sono madre e perché ho scelto di fare la professoressa e avrò la responsabilità enorme di non spegnere le energie brucianti dei ragazzi, non farli piegare al capitale,  sforzandomi di promuovere la bellezza dello sforzo gratuito del conoscere e di mostrare esempi virtuosi che oppongono tenacemente al disincanto la meraviglia.

Ma questo penso dovrebbe valere per ogni adulta/o occidentale, perché in ciascuna/o di noi vive una piccola filosofo o un piccolo filosofo che aspetta di essere ascoltato, oltre il rumore del mondo, oltre quel brusio quotidiano che sovrasta la voce che pensa con pacata lentezza in tutti gli esseri umani.

 Perché il lògos, come sapeva l'oscuro Eraclito, è comune, ma non si possiede, come amava ripetere il mio professore di teoretica, nella maniera in cui il leone possiede gli artigli. 

Va guadagnato, tenendosi desti, coniugando il pessimismo dell'intelligenza e l'ottimismo della volontà di cui parlava Gramsci, senza farsi dominare dalle atmosfere di decadenza o dai presagi apocalittici.

Concludo incollando un'antica riflessione che ho mandato qualche giorno prima di finire una supplenza a delle ragazze e a dei ragazzi di un liceo scientifico palermitano (e che porto sempre nel cuore).

Contro il disincanto

 “...gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia” afferma con sicurezza Aristotele.

 A me sembra che avanzi un inesorabile, arido disincanto, capace di regolare la vita all’insegna della più sofisticata prevedibilità, che sottrae tempo da dedicare al confronto con le grandi domande spiazzanti e dagli esiti imprevedibili, appunto.

 Incalzati dall’accumularsi di richieste, scadenze, performance, prove su prove che vogliono ”misurare" continuamente noi ed il nostro profitto, senza quasi accorgercene finiamo con l’annullare, infatti, il tempo prezioso della riflessione, quel tempo che si sbarazza di cifre, palcoscenici ed imbellettamenti, inseguendo un vuoto, un silenzio profondo che può apparire inquietante e da fuggire forse solo a chi teme di ritrovarsi inchiodato a domande a cui rinuncia di tentare di trovar risposte perché preferisce stordirsi e seguire la vita quotidiana, la baraonda, il rumore del mondo, lontano da ogni momento di “meditazione”, riflessione, apertura alla “meraviglia”.

 Ecco quindi che oggi questa condizione per iniziare a pensare, a sondare l’imperscrutabile con le forze del nostro ragionare in opposizione alle verità dominanti, in contrasto con i luoghi comuni e gli stereotipi che ci vogliono tranquillizzare per poter essere più “docili” e facilmente dominabili, abituandoci a digerire anche l’indigeribile, mi sembra sempre più difficile da difendere.

 Perdersi nell’anonimato di chi non insegue con dedizione, impegno e sacrificio qualcosa, ma si accontenta di arrabattarsi tra tasse, mutui e come organizzare le vacanze, disinteressandosi tanto di quel che accade fuori dal suo orizzonte, quanto di quello che potrebbe ritrovarsi nell’abisso della sua intimità, è il rischio che corriamo tutti noi adulti. 

Voi potete ancora salvarvi. 

Meravigliatevi, perciò, e difendete la meraviglia, coltivatela con tutta l’energia che avete. 

La vita è breve, ma se improntata alla ricerca può allungarsi parecchio, lasciare tracce non banali che faranno durare questa minuscola esistenza sulla terra magari anche al di là della corruzione del corpo. 

Provare a sfidare la morte per regalare piccoli frammenti di eternità, in fondo, è quanto hanno fatto tutti coloro che studiate qui a scuola in ogni ambito, dall’arte, alla chimica, alla storia, alla filosofia. 

Se ci pensate, li ricordiamo perché capaci di aver segnato in modo incisivo il corso della storia, senza essere dimenticati, come lo sono, purtroppo, quasi tutti gli uomini e le donne la cui memoria rimane affidata per poche generazioni ai cuori dei discendenti ed amici.

 Alla radice dell’”immortalità” c’è tormento, fatica estenuante per conquistare un piccolo pezzetto di verità nell’ambito prescelto e per fare queste scoperte, tutti, da Van Gogh a Cannizzaro a Kant, hanno avuto bisogno di attraversare spaesamento, confusione, meraviglia, forse. Una parentesi, una rottura, una fase di dolore o di evasione trasognata. Qualcosa che spezza l’abitudine a pensare come la massa e costringe a guardare ciò che si ha intorno con occhi nuovi, vergini, capaci di vedere ciò che, purtroppo, tutti quelli che, risultando troppo impegnati a seguire gli altri in modo conforme, non riescono a vedere spesso mai. 

Questo stato di eccezione che prevede un porsi fuori dal fluire degli eventi, al di sopra della doxa, del chiacchiericcio, delle sollecitazioni continue offerte ogni ora, immergendosi in una strana dimensione solitaria, è ancora possibile oggi?

 Vi è capitato certamente di viverlo, ripiombando un po' storditi nella “normalità”, riprendendo svelti il passo, sorridenti, sempre sorridenti, chè i musoni non sono tanto ben tollerati... 

Quanto può durare, del resto, questo stato di meraviglia?

 Il mondo ci richiama a sé, volgergli le spalle non è possibile, perché siamo un reticolato di relazioni che fondano in maniere differenti la nostra identità, che è come un cantiere aperto, in continua costruzione. E quindi, come combattere la tendenza all’omologazione e tentare, magari, anche di lasciare qualcosa di importante a questo mondo così interessato a seguirci in ogni nostra attività, cancellando spesso violentemente il diritto a non manifestarsi, a rimaner nascosti per poter tentare contatti con ciò che si sottrae al contatto (eppure va pensato!)? 

Pochi giorni e ci saluteremo, perdendoci di vista. Ciò che a ciascuna e a ciascuno di voi auguro dal profondo del mio cuore è mantenere sempre aperte queste domande insidiose che vi ho posto per stimolare il vostro diritto/dovere di cercare stati di meraviglia che dissolvano la sensazione di condurre giornate prive di senso e colme di rassegnazione. 

Non scordatevi di Aristotele mai, insomma! Buona fortuna

 Non scordiamocene tutti!



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