DISEGUAGLIANZA CAPITALISTA. E se ci meritassimo il MIM?


 La meritocrazia sempre più estrema riguarda ormai in modo istituzionale la stessa istruzione, che dovrebbe essere libera da ansie di prestazione e formare teste pensanti, non futuri lavoratori ossessionati dal profitto.
 MIM docet.

 Nella dicitura del ministero dell'istruzione (sul logo fascista non occorre aggiungere altro) non solamente è stato inserito il riferimento allarmante al merito, ma è sparita completamente la parola "pubblica". E non so cosa mi preoccupi di più. 
Vedo poco sconcerto intorno a me. Forse, dopo tutto, queste ignobili derive ce le meritiamo, se, anziché ispirarci con tenacia agli ideali di resistenza, ribellione alle ingiustizie, lotta dura contro tutti gli oppressori, rimaniamo rinchiusi nei nostri gusci protettivi dietro uno schermo, ingurgitando inebetiti miti idioti di "resilienza" e adattamento ad ogni situazione oscena. 
Come se un MEME potesse salvarci.
Riporto  un bel discorso tenuto in presenza di lavoratori, imprenditori e disoccupati allo Stabilimento Ilva di Genova Sabato  sei anni fa, il 27 maggio 2017:
   

"(....) 
Un altro valore che in realtà è un disvalore è la tanto osannata “meritocrazia”. La meritocrazia affascina molto perché usa una parola bella: il “merito”; ma siccome la strumentalizza e la usa in modo ideologico, la snatura e perverte. La meritocrazia, al di là della buona fede dei tanti che la invocano, sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza
Il nuovo capitalismo tramite la meritocrazia dà una veste morale alla diseguaglianza, perché interpreta i talenti delle persone non come un dono: il talento non è un dono secondo questa interpretazione: è un merito, determinando un sistema di vantaggi e svantaggi cumulativi. Così, se due bambini alla nascita nascono diversi per talenti o opportunità sociali ed economiche, il mondo economico leggerà i diversi talenti come merito, e li remunererà diversamente. E così, quando quei due bambini andranno in pensione, la diseguaglianza tra di loro si sarà moltiplicata. 
Una seconda conseguenza della cosiddetta “meritocrazia” è il cambiamento della cultura della povertà. Il povero è considerato un demeritevole e quindi un colpevole. E se la povertà è colpa del povero, i ricchi sono esonerati dal fare qualcosa. 
Questa è la vecchia logica degli amici di Giobbe, che volevano convincerlo che fosse colpevole della sua sventura. Ma questa non è la logica del Vangelo, non è la logica della vita: la meritocrazia nel Vangelo la troviamo invece nella figura del fratello maggiore nella parabola del figliol prodigo. Lui disprezza il fratello minore e pensa che deve rimanere un fallito perché se lo è meritato; invece il padre pensa che nessun figlio si merita le ghiande dei porci.".

L'autore non è un fervente anticapitalista di sinistra. Discorsi di questo tipo da quelle parti non se ne fanno più.
Si tratta di Papa Francesco.

Dopo sei anni esatti, la situazione è solamente peggiorata. 
E forse le ghiande dei porci ce le meritiamo tutte/i.


Aggiorno questo post oggi, 21 gennaio 2024, riportando uno sfogo che ho inserito il 28 settembre 2023 su facebook:

Giustizia è vincere concorsi a cattedra e non insegnare mai.
E sì, probabilmente è un test ministeriale per sondare lo stoicismo che abita nei poveri precari che hanno faticato parecchio per raggiungere un'ambita mèta che, in verità, non è ancora prevista.
La cattedra - che, pure, prima o poi arriverà, lo so, è questione di attendere con pazienza da stoici, appunto, come hanno già fatto tanti altri vincitori prima di me... basti pensare che quest'anno nella nostra classe di concorso in Sicilia stanno conquistando gloriosamente la cattedra i vincitori del 2018!- è un miraggio anche per quest'anno e le supplenze lo sono altrettanto.
Perché, malgrado la prima fascia (che nel mondo dei precari è un privilegio raro), il mio punteggio è sempre basso.
Come posso, del resto, maturare servizio se non mi chiamano mai? Boh.
Impenetrabile, disgustoso mondo del reclutamento scolastico. Rimani misterioso e snervante.
Stempero l'ennesima delusione pensando che la settimana prossima a questo punto me ne andrò a mare, alla faccia di Valditara e tutta la sua orrida compagnia del Ministero distruzione e del dubbio merito.
O inizierò a seguire il suggerimento di mia figlia Anna di cercarmi un lavoro. Come se non avessi mai in realtà davvero partecipato a un concorso pubblico, abbastanza selettivo, che ha previsto anche trasferte e non poche difficoltà.
Abbiamo scherzato. Che ci vuoi fare. Già.
Non conosco nessun'altra professione che preveda questa fase dispersiva, successiva alla pubblicazione della graduatoria.
Noi prof o aspiranti tali siamo speciali, dev'essere così.
Possiamo sopportare ogni genere di mortificazione.
Una goduria questo stoicismo. Anche la sintassi inizia a risentirne. Si fa muta adesso, ho sfogato abbastanza amarezza per oggi, chiedo venia.


...
Questa situazione di ingiustizia ministeriale raccapricciante, che vede cattedre vinte rendersi inafferrabili, si è ulteriormente aggravata con le decisioni di questo governo di bandire un nuovo concorso per la scuola con i fondi PNRR, i cui vincitori avranno diritto di precedenza anche sui vincitori degli altri concorsi.

Ne ho già parlato in questo post https://rinatadalcaos.blogspot.com/2024/01/di-mim-kafka-e-il-rifiuto-del-sociale.html , perché, per quanto possa ironizzarci sopra, davvero non riesco più a sopportare le mortificazioni, i danni psicologici, morali e neppure la notevole rovina economica che lo Stato italiano sta infliggendo alla mia persona non consentendomi di lavorare, pur avendo vinto un concorso quasi due anni fa.
Poi mi calmo, respiro e torno a sperare come una sciocca che presto qualcosa cambierà, che i miei diritti verranno rispettati, senza dovere ricorrere necessariamente ad avvocati, ricorsi, class action che richiedono esborsi di denaro che non possiedo.

Il merito nel mondo del precariato docente, oggi, si misura in quanti titoli sei disposta/o e/o capace di comprare.
Ecco perché oggi questa parola figura così chiara e pressante nella dicitura del ministero relativo all'istruzione.
Vuoi meritarti l'accesso al mondo del lavoro? Paga!

Il mio punteggio rimarrà sempre basso perché, oltre il 110 e lode e il dottorato conseguito in una Università pubblica, non dispongo di altro e provo pena (ed anche un po' di disgusto) per chi pensa invece di arraffare punti e punticini senza accrescere affatto la sua cultura, ma facendo solo felici queste orride macchine vendititoli che ingrossano il capitale, aumentando la diseguaglianza.

Il risultato, in ogni caso, è che non solo la "mia" cattedra rimane solo in pectore, ma anche alle convocazioni per le supplenze, queste vengano conferite a chi al mio stesso concorso si è collocata/o in fondo alla graduatoria, ma ha un punteggio superiore per il servizio prestato, ed io non possa in alcun modo prendermela con nessuno.
"Mica ci vuole merito per vincere un concorso, suvvia. Per quello ci vuole culo, in fondo non hai pagato niente, quindi non ti devo proprio nulla!", penseranno Valditara e i suoi.

Ed io assisto incredula allo sfacelo, coltivando nella mia disoccupazione infinita la convinzione che, rimanendo zitta, meriterò sicuramente di vivere quest'assurde condizioni.

Della vostra eventuale solidarietà potrò farmene ben poco, lo so, ma ritengo giusto che vengano rese note al pubblico (piccolo, medio o grande che sia) anche queste pratiche di abuso che le istituzioni portano avanti, sotto gli occhi di tutte e di tutti.

Voglio ciò che mi spetta
Lo voglio perché è mio, m'aspetta!




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