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😐😏😑 Come ci esprimevamo prima degli emoticon?😂😀😍

Ricordo come se fosse ieri - e devo dire che è una rarità, perché le mie reminiscenze universitarie sono purtroppo molto appannate- un discorso acceso con una mia carissima amica al boschetto della facoltà, in merito all'uso delle faccine che iniziavano a comparire negli sms dei nostri antiquati cellulari (gli smartphone erano ancora una chimera).
Eravamo (strano!) molto indignate. Terribilmente indignate.
Ma quanto è durata la nostra indignazione? Come mai abbiamo ceduto al loro utilizzo? E perché?
Potrei adesso anche proporre uno sciopero di protesta dagli emoticon e dai cuoricini offerti ogni istante anche a semisconosciuti, per tentare di ritrovarci oltre l'impoverimento lessicale.
Ma la lingua vive, si ammala, si accascia e talvolta muore.
Ed i nostri sarebbero vocaboli fantasmi di una lingua che è morta da anni ed abbiamo ucciso anche noi.
Abbiamo preferito intese immediate ma superficiali, per fuggire il vuoto della solitudine. Ed abbiamo inseguito ricerche rapide di approvazione, ammiccandoci l'un l'altro tramite queste novità inebrianti che ci illudevano avrebbero saputo avvicinarci davvero, proprio mentre sparivamo sempre di più.

Gli emoji sono le nostre trincee in una guerra di logoramento all'umano ed alla sua preziosa lingua che ha smesso di abbagliare, stupire, stimolare nuove e mirabolanti utopie.

Ma sono solo trincee. Il problema vero è la guerra.

Proiettati fuori dall'orizzonte di Cura reciproca, che ha bisogno di contatto e parole attente, navighiamo a vista soffrendo in modo più o meno consapevole per questa comunicazione sincopata e senza punti e virgola, che non riusciamo più a mutare.
Parliamo, scriviamo, comunichiamo sempre più rapidamente, forsennatamente, abbonando errori, sviste, imprecisioni che un tempo ci sarebbero sembrate insostenibili, ma che oggi tolleriamo perché, dopo tutto, non ci interessa più niente. Tutto è uso e getta, ormai, anche il nostro fugace disappunto.
E poi non sono le parole ciò che conta davvero, giusto? E già.
Quindi usiamo ciò che resta. Quest'invadente deformazione di suoni e fonemi, contaminata con visetti gialli che ci risparmiano la fatica di utilizzare correttamente la punteggiatura, eludendo ogni sforzo per trovare la parola giusta per ciò che intendiamo dire, è l'unico sfondo in cui possiamo muoverci adesso.
E forse una faccina saprà sollevare l'umore affranto per tutto ciò che abbiamo perduto, non sappiamo più perché.
Malgrado tutto, infatti, negli anni mi accorgo di diventare sempre meno apocalittica (immaginate, dunque, come fossi a vent'anni!).
Gioia per il contatto con la gioventù (ho fortunatamente ripreso a lavorare!), intontimento, estenuazione o conformismo che sia, in fondo sto meglio così.
Perciò, beccatevi questo:😝



Per approfondire l'argomento, se vi va leggete qui emoji lingua franca

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