Reca data 12 novembre 2012 (ma è anteriore di qualche settimana o mese, chissà e che importa) questa composizione pseudopoetica, che, senza vergogna, inserisco qui.
La sua prima apparizione avvenne qui : https://natadalcaos.blogspot.com/2012/ in quel blog che da anni ho abbandonato, come prima o poi abbandonerò anche questo.
Nella foto, i Cretti di Burri a Gibellina.
Supprimer l’éloignement tue. Les dieux ne meurent que d’être parmi nous. Rene Char
Errante saltello
dal pozzo di offuscati ricordi
che spinge a cercare la chiave,
prova l'assenza di nesso comprensibile,
dimostra la necessaria chiusura.
Me irreprensibile altra,
oscura nell’intimità ed aliena nel limite
Pezzi scomposti senza più stile
silenzio non più minaccioso.
Cedo al mio tempo ciò che mi donò
vago ancora qualche attimo
fino a balzare nell’unico senso atteso.
Può ripararmi dall’orrore qualcuno?
Può disinnescare la mia maledizione un evento?
Può dischiudere l’accesso all’Essere un’impresa eccitante?
Dubito dell’eterno ritorno.
Non percepisco più alcuna circolarità.
Deformata dall’alterità inseguita nell’eccesso
ho perduto la guerra
e resto a scrutare
la lotta universale tra kòsmos e caos
con distanza guardinga.
E’ tutto un clamoroso errore.
Bisogna godersela finché dura
senza fermarsi ad ospitare
pensieri contrari alla finitezza.
L’uomo è sputo, argilla, sangue e povertà.
Non si può pretendere che osservi languido il sole,
non si può domandargli di trovare sé stesso uscendo da sé attraverso il bello.
L’accordo è premessa conquista e riformulazione. (Dov’eravamo rimasti?)
Ma non occorre cercarlo.
Viva la dissonanza,
che non si accorda con niente
e non si scora per acclarare compatibilità.
Avvolta dall’aura dell’unicità
è il solo sberleffo
che questo zozzo universo di mentecatti
è bene riceva.
Ultima stonatura, ardito graffio,
impertinente sproloquio
che non cede al dover piacere.
Non c'è posizione che si lasci abbracciare
Né sguardo che possa mutare
Il destino crudele dell'uomo
D'avere una lingua veloce
Ed un cuore lento ed ingrato.
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