CALENDARIO NUOVO






 Ed i cantanti dalle radio cantano

Ed ogni anno foglie morte cadono
I calendari cambiano
I centravanti contano
E tutto il resto è inutile 
Baustelle, A vita bassa



Delle novità ci piace soprattutto il progettare percorsi di crescita, rinascita e floridità estreme.

Come se da questo momento in poi si potesse verificare una svolta che ci faccia condurre giornate del tutto inedite ed imparagonabili alle note. 

Come se ci si sbarazzasse per sempre di tutte le nostre vecchie maschere indossate, dei vecchi stili di vita, delle vecchie nevrosi, grazie ad un ottimismo della volontà fiero ed invincibile.

 Come se la moltitudine che siamo e che spesso non ci è piaciuto mostrare e sperimentare ( anzi, che magari abbiamo persino odiato parecchio il più delle volte) potesse annichilirsi e lasciare che al suo posto entri in gioco finalmente un essere compatto, incorruttibile e indissolubile, nel quale riconoscersi senza residui, che non vacilla mai in alcuna situazione e sa come farci restare sempre dalla parte migliore.

“Da questo nuovo inizio in poi, i vizi, le negligenze e le occasioni perdute di ieri non faranno più parte di ciò che diventerò”, pensa oggi la buona coscienza, quel grillo parlante che in fase di bilanci e prospettive è sempre pronto a inanellare una fitta catena di ottimi propositi, ignaro che la strada dell’inferno sia lastricata di buone intenzioni.

Esalta immaginare che il salto sia drastico e che tutto ciò che si è lasciato alle spalle lì rimarrà, non visto, non ascoltato, relegato per sempre nella discarica dei ricordi.

Ma siamo esseri storici e con ciò che eravamo ieri torneremo ad averci a che fare anche domani. E i calendari cambiano, ma noi non cambiamo davvero fino in fondo mai.

Rimaniamo sempre in lotta.

Forse perché, come diceva Alejandro Jodorowsky : “La gente desidera smettere di soffrire, è vero, ma non è disposta a pagarne il prezzo, a cambiare, a cessare di definirsi in funzione delle sue adorate sofferenze.”

Io, per esempio, mi definisco sempre in funzione di rimpianti causati da un’insostenibile irrequietezza che mi conduce a vivere con troppe ansie i momenti che vorrei godere più intensamente, e che invece finiscono senza lasciarmi quel senso di pienezza - priva di "uffa, peccato, e miii"- che avrei sperato di portare con me come segno di avvenuta maturità in dialoghi davvero riusciti, mai scioccamente interrotti.

Ogni volta immagino di poter trascorrere serate di scialo con le mie amiche ed i miei amici, ma poi loro vanno via troppo presto, lasciandomi in una casa semidistrutta, con il marito che russa accanto ed i miei tanti brindisi immaginari nella mente che non cede al sonno.

Riuscirò a vivere un corso nuovo, di intensità e profondità contrarie al nervosismo e all'angoscia che mi fanno fare paranoie inutili? 

Lo scopriremo solo vivendo, di slanci, eroici furori, paure e limiti da superare.

Viva i limiti, dunque, le fini e gli inizi.

  Buon 2024!

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