Appunti su CUBA

La Avana vista dalla collina"La Cabaña", dove è sita l'imponente statua di 20 m del Cristo dell'Avana


Non saprei veramente da dove cominciare per raccontare ciò che è stato per me il viaggio di nozze (o viaggio di cozze, secondo la nostra secondogenita seienne) che mio marito ed io abbiamo concluso due giorni fa, percorrendo Cuba- con un delizioso gruppo ed una fantastica guida- dall'Avana a Santiago, fino poi ad Holguin.

In viaggio, ciò che vediamo, ascoltiamo, visitiamo, esperiamo da soli e, forse, soprattutto in compagnia, è difficile da trasmettere ad ipotetici lettori/ascoltatori, per via della costitutiva insufficienza delle parole, dell’aneddotica e delle immagini a descrivere e a restituire pienamente ciò che abbiamo veramente vissuto.

 Ancora più difficile, poi, è tentare di trasferire le impressioni provate in un modo quanto più impersonale possibile, senza forzare con le proprie idee il resoconto di atmosfere e passeggiate alla scoperta di realtà che ci hanno cambiato per sempre, ma che raramente potranno suscitare lo stesso effetto su chi ascolta .


Scatti dal pullman, in viaggio dall'Avana a Santa Clara



Avana Vecchia


Quanto sarebbe bello se un viaggio, invece, potesse apparire ben visibile a tutti quelli che non sono stati in quei luoghi con noi e lasciare che ciascuna/o si formasse una sua propria opinione, arricchendo di suggestioni interessanti un quadro di pensieri e vedute che rimangono in eterno divenire, ma che sono indispensabili per cercare di avvicinarci con curiosità al mondo.

Accettate, insomma, la soggettività e precarietà del mio punto di vista nel dirvi molte banalità, come il fatto che Cuba è un'isola magica che entra dentro le pieghe più profonde del sentire ed ammalia per i suoi miti rivoluzionari e per la sua rigogliosa natura, per la vitalità e musicalità della sua gente sempre allegra, spontanea ed ospitale, per i suoi irresistibili cocktails e gli inebrianti colori tropicali.

Fino a qui tutto è noto.

Campidoglio dell'Avana




Camagüey



Campo di banani

Ma nella mia esperienza c’è stata soprattutto la rivelazione di quanta arretratezza e situazione di degrado vivano le cubane ed i cubani. 

Quelle confesso di averle immaginate prima soltanto vagamente, quasi fossero tratti folcloristici da non stigmatizzare più di tanto, perché comunque profondamente alternativi rispetto all’opulenza dissennata dell’Occidente.

Tuttavia, ciò che abbiamo visto è stato veramente un pugno nello stomaco.

La povertà non è certamente una colpa, come vuole farci credere il capitalismo. Ma non credo sia neppure una condizione che si debba accettare come invalicabile, in nome di un principio ideologico che, pur avendo creato delle meraviglie innegabili ed esemplari come istruzione e sanità accessibili gratuitamente per tutti, impedisce di fatto a chiunque di concepire la propria esistenza fuori dalla logica di mera sopravvivenza.

El Morro, vicino Santiago




Panorama vicino al Morro sull'Oceano, in particolare sulla Fossa di Santiago


Alba a Trinidad

Come ho già scritto su facebook mentre ancora ero a Cuba (in uno dei pochi fortunati momenti di connessione riuscita):

 

Non esistono società perfette e l'ideale quasi sempre acceca.

"Una rivoluzione è una forza più potente della natura", diceva Fidel, ma consegnare un intero popolo alla povertà non è giusto, non è umano.

Sono arrivata qui carica di aspettative magnifiche, perché patisco le ingiustizie del capitalismo, le diseguaglianze atroci che produce e lo smantellamento del concetto di 'pubblico' che porta avanti, distruggendo con la sua avidità il pianeta e la stessa dignità umana, perché non c'è spazio per l'umano in un mondo mercificato e che trova nel consumo perenne la sua principale fonte di energia.

Avana
Il socialismo produce uomini, il capitalismo bestie diceva Fidel, ed io ci credevo.

Ma la vista di condizioni di vita indescrivibili, file di baraccopoli senza sosta lungo le strade che collegano le città di questa isola meravigliosa, e rovine, quartieri fatiscenti e tangibile miseria in ogni posto, che lascia senza fiato anche chi vive a Palermo e un po' (!) conosce le contraddizioni ed il degrado, beh, mi ha fatto tornare con i piedi per terra.

Il popolo cubano soffre in modo acuto, provato dalla fame e dalla disperazione di non avere alcuna prospettiva di esistenza che vada oltre la mera sopravvivenza, e certamente non perché non si dia da fare e languisca sfaccendato sotto il sole.

Colpa di Fidel? Colpa del bloqueo (embargo)?

Al momento nessuna cubana o cubano ha alcun potere di acquisto, sia che si tratti di "campesinos", sia che si tratti di cittadini che studiano, si laureano e lavorano, la situazione non cambia, perché l'espropriazione da parte dello Stato è continua e l'inflazione alle stelle.

La svalutazione della moneta cubana (il cup che ora è la moneta virtuale MLC) fa sì che oggi uno stipendio a Cuba valga 250 volte meno che in Europa (mentre i prodotti hanno gli stessi prezzi, anzi talvolta anche di più) e costringe alla fame e alla ricerca di arrabbattarsi alla meno peggio con il mercato nero, praticamente tutte le cubane e tutti i cubani.

Spero davvero che le persone che ho visto, cui ho regalato tutto quello che potevo (chiedono saponi, assorbenti, calze, pannolini, vestiti, colori, quaderni, medicine, naturalmente euro e cibo) possano riuscire ad avere vite meno dure e godere la loro incantevole terra, senza subire secolari e più recenti ingiustizie.

Ma l'unica alternativa che hanno, al momento, è la fuga.

Ogni ribellione, infatti, viene soppressa sul nascere da una repubblica militare che ha ancora il volto di una dittatura.

È stato commovente vedere ieri il Mausoleo del Che, davvero, ma di tutto quello che ha sostenuto il glorioso disegno rivoluzionario di Fidel, del Che, di Gino Donè (la cui urna è stata portata al cimitero di Colòn dell'Avana il giorno del nostro arrivo qui!) e gli altri ribelli che hanno liberato eroicamente Cuba dal governo di Batista con l'obiettivo di far crescere un modello alternativo all'imperialismo e al capitalismo, beh, mi pare che resti solo tanta vuota retorica, piuttosto immorale per il destino effettivo del popolo cubano.

Coltissimi (sono il popolo più colto al mondo), non corrotti dall'avidità e dall'accidia capitaliste, cubane e cubani godono di una vitalità stupefacente, cantano e ballano come nessuno al mondo (abbiamo visto i Buena Vista Social Club l'altra sera all'Avana, ma non c'è posto a Cuba in cui non si sperimenti la loro suadente gioia contagiosa!) e ti trascinano in mondi incantati, mentre intorno a loro tutto sprofonda nell'incuria.

Condannati all'assenza di sviluppo da chi forse ha perso di vista l'ideale della libertà del popolo, o mantenuti in uno stato di docile obbedienza da chi non lo ha mai avuto, le cubane ed i cubani sono giganti morali che possono indicarci quanto non esista progresso effettivo se non ci sono amore per l'altro, educazione permanente e comprensione reciproca che mirino al miglioramento di ciascuno secondo i suoi bisogni (esclusi i superflui, che andrebbero banditi) nel rispetto dei più profondi desideri e che si traduce in un impegno quotidiano per superare tutti insieme le avversità dell'esistenza.

Saluti da Trinidad

Adiòs

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Colibrì a Trinidad


I capricci degli occidentali, l’agio, la comodità, in una parola gli effetti ormai "maturati" della civilizzazione, sicuramente rendono il modello di vita comunista parecchio arduo da accettare. 

Al punto che può apparire trascurabile - come certo non è- il fatto che il tempo qui sembri scorrere di nuovo in modo pieno, non nevrotico o pressato da richieste continue di futili performance, assumendo il carattere di un dono prezioso da gustare poeticamente, sospesi tra la malinconica constatazione della nostra comune miseria e la gioia di sapere comunque sorridere, trattenendo l'essenziale e lasciando andare via il superfluo.

Quando smaltirò il jet lag, tornerò magari a scrivere qualcos'altro. 

Nel frattempo, ricordiamoci che:

L'importante non è che si balli meglio, ma che si goda di più


ANDATE A CUBA!






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