CAPITALISMO E BARBARIE


Gli attivisti newyorchesi di Jewish Voice for Peace occupano il piedistallo della Statua della Libertà- (Stephanie Keith/Getty Images tramite AFP), da https://www.aljazeera.com/tag/israel-palestine-conflict/  Esistono ebrei che non condividono la politica di Netanyahu (e di Biden)!


 

Un mese fa esatto, Hamas scatenava un terribile pogrom nei villaggi del Sud, uccidendo 1400 israeliani e rapendone 240. Ignobile atto, su questo siamo tutti d'accordo senza volerci neppure soffermare su quanto fosse frutto di un'umiliazione subita per decenni, perché sottolinearlo parrebbe sminuire la tragicità dell'evento. Ma dovremmo anche concordare su quanto la risposta furiosa sia stata ed è decisamente più tragica.

Un mese fa esatto, allora, possiamo dire che Hamas causava il pretesto della cancellazione da parte israeliana della striscia di Gaza. 

I morti palestinesi ad oggi sono quasi diecimila. Ogni ora a Gaza:

  • 15 persone sono uccise- 6 sono bambini
  • 35 persone sono ferite 
  • 42 bombe vengono lanciate
  • 12 costruzioni vengono distrutte
E nessuno ferma Israele, nessuno placa la sua folle sete di vendetta.

Ho cercato di allontanarmi per qualche giorno dalla quotidiana resa dei conti sui pochi siti che trasmettono dati di quanto accade a Gaza.

 Volevo recuperare fiducia nella cultura occidentale. Ho ascoltato musica classica, riletto qualche pagina dei grandi Autori del passato, cercato di ricordarmi quanto fiera e nobile fosse la cultura europea. E per qualche ora Debussy, Shakespeare e Calvino mi hanno dato ristoro, serenità e ammirazione sincera.

Poi mi sono guardata intorno e ho visto in cosa si è trasformato quel prezioso sentire, capace di scavare in profondità e tendere all'Eccelso. 

Tutto quello sforzo di elevarsi verso vette irraggiungibili e impensate si è negli ultimi decenni prosciugato e mi sembra che la dimensione verticale sia percorsa unicamente verso il basso, in un ripiegamento accelerato nei nostri dispositivi tecnologici che ci ha offuscato visioni più alte e ha scorticato ogni anelito all'Assoluto.

Tutta la nostra tecnologia in verità limita la nostra libertà di crescere ed evolverci. Non c'è progresso reale, se non c'è elevazione delle menti.

Incurvati sui cellulari o davanti alla playstation, ingozzandoci di merendine o di aperitivi, producendo plastica e tumori, gli occidentali che ho intorno dentro e fuori dagli schermi, anche vicinissimo a casa mia, anche allo specchio, noi occidentali insomma, tutti, nessuna/o esclusa/o,

siamo una massa di superficiali energumeni, grandi e piccoli, alla moda e senza speranza di redenzione.

Di tutta quella tensione permanente di uscire da sé stessi in cerca di familiarità con l'estraneo e delle sfide per scongiurare la propria estraneità, non siamo riusciti a prendere altro che lo stordimento inebetito di chi non vuole proprio sfidare nulla e, rassegnato e passivo, rimane a gozzovigliare nei suoi istinti più beceri animaleschi, in superficie, solamente in superficie, che pensare, armarsi di coraggio, invocare la rivoluzione è inutile e va deriso e basta.

E così non si comprano più libri, ma si hanno collezioni di videogiochi e di smalti, non si va più al cinema, ma ci si rimpinza di serie americane, video di ricette di cucina e balletti su tiktok.

Non ci meritiamo Gaber, De André. Non ci meritiamo Dalla, non ci meritiamo Battiato, non ci meritiamo Vattimo.

Non ci meritiamo Zerocalcare e manco Bifo.

La barbarie avanza disperata, estrema espressione del Capitale, sua ultima, ineluttabile conseguenza.

E pensare che dalla critica venga fuori qualcosa di buono è profondamente ingenuo.

Il Capitale, come ho già scritto altrove qui, ingurgita tutto, anche e soprattutto i timidi atti di ribellione alla sua tirannia.

Da qui non si scappa e non ci si suicida forse solamente per amore e rispetto di tutti coloro che hanno creduto in passato insieme a noi che esistessero strade alternative possibili e che portiamo nel cuore come monito a resistere.

E penso a Mark Fisher, a David Forster Wallace ed ai miei amici suicidi o morti troppo giovani, che sognavano mondi diversi e non riuscivano ad accettare l'approssimazione, le ineguaglianze e l'indifferenza promosse dal mondo capitalista.

Dove sono tutti i miei amici intellettuali oggi? Dove tutti gli esuli? Dove i miei colleghi e le mie colleghe con i quali criticavamo il mondo?

Affogano la loro indignazione su facebook o in qualche articolo o libro da destinare ad una minoranza che ancora vuole pensare. So che resistono ed educano alla resistenza, non potrebbero fare diversamente.

 Ma ora basta, amiche ed amici miei.

Dovremmo andare in piazza ad urlare contro questa cecità europea, contro quest'orrore che si sta compiendo mentre noi restiamo in silenzio, dovremmo farlo per rinnegare la nostra complicità e soprattutto per convincere della necessità di fermare questa tragedia.


Commenti