L'abisso a cui la mia adorata Emily Dickinson faceva riferimento in una lettera del 1884 ("Tentare di parlare di ciò che è stato, non sarebbe possibile. L'abisso non ha biografi", ED) era naturalmente quello interiore, che difficilmente può essere narrato e che nella poesia può sembrare talvolta sparire, quando trova un timido approdo linguistico, senza tuttavia raggiungere mai un'effettiva quiete.
Ma l'Abisso a cui dedicherò questo post è quello di cui parlava ieri la puntata di Piazza Pulita di Formigli su La 7 (anche questa è una trasmissione televisiva che mi capita di vedere) che potete rivedere qui: piazzapulita-labisso-puntata-del-17092023-17-09-2023-490585
Se potete, prendetevi un'ora e
mezza per sfiorare l’abisso che riguarda milioni di vite umane prima, durante e
anche dopo viaggi disperati e che nascono sempre dalla disperazione. Proviamo
ad affondare con loro, trafitti dalle storie di miseria, violenza e sofferenza di vite nate nella parte sbagliata del pianeta, per poi risalire sgomenti dalla nostra indifferenza, o addirittura convinzione di trovarsi legittimamente nella parte dei giusti, recitata dall’attuale classe dirigente di questo Paese.
“Penso che ci sia un disegno di
sostituzione etnica finanziato da Soros” ha dichiarato impunemente Giorgia
Meloni, che ha parlato dell’immigrazione come “un’invasione pianificata e
voluta”.
Forse questo offende in assoluto
più di tutto, in questo oceano di dolore che viene raccontato nei
servizi della puntata. La beffa più clamorosa, il volto glaciale della crudeltà
smisurata è quello apparentemente innocuo di Piantedosi che,
Non dimentichiamolo.
Eccolo il duro volto della legge oppressiva che dimentica il soccorso, disonorando, prima ancora che accordi internazionali, leggi sacre e invisibili iscritte nella carne di ogni membro del consorzio umano, e invece lascia affondare, lascia morire, trasformando il suo pianificato (quello sì) assassinio in un ideologico atto di necessaria difesa da quello che intende convincere le cittadine e i cittadini sia un progetto di sostituzione.
Nessun libico, nessun siriano, nessun tunisino
e nessuna afghana lascerebbe mai la sua casa, i suoi affetti profondi, la sua
rete di amici perché intenzionato/a a sostituire quei bei, bianchi occidentali che hanno fin troppo goduto del "benessere" ed è tempo di cacciare via.
Scappare è sempre una necessità
che costa una fatica già psicologica di difficile
comprensione alla sensibilità occidentale, tronfia di individualismo e
raccapriccianti vacuità.
La fuga, poi, è un tormento
inaudito, una lotteria in cui si rischia ogni cosa e che, pure, diventa la sola
possibile alternativa alla disperazione quotidiana, alla vita disumana o alla
morte certa che spetterebbero a chi rimane in Paesi sfiniti da guerre, violenze
incontrollate e conseguenti dure lotte per la sopravvivenza quotidiane.
"Le cose si sanno e si fa finta di non saperle. Ecco perché adesso sto parlando con voi, perché ogni singola voce può servire a sensibilizzare. Noi siamo singole gocce, ma tante gocce possono creare un oceano."
E ancora
"Scrivetene, andate in giro a raccontare cosa avete visto perché ce n'é bisogno, in Continente non hanno le idee chiare su cosa stia accadendo davvero, ma non intendo cosa accade qui a Lampedusa, quest'isola è soltanto un punto di passaggio, la tappa di una odissea, mi riferisco piuttosto a cosa accade davvero a 'sti poveri cristi che arrivano qui, le atrocità che sono costretti a subire, la mortificazione della loro stessa esistenza, lo svilimento dei sogni e delle speranze".
La puntata di Formigli va vista
perché si possono vedere le condizioni in cui vivono i "migranti
economici", i tunisini che sognano di andare in Italia , e anche per
decostruire questa mistificazione portata avanti dal governo, che vede negli
scafisti i colpevoli di questo disastro.
"Uomini usati come
proiettili per indebolire la nostra Nazione" dice il mononeurone fascista Giovanni Donzelli, lasciando sbalorditi per tanta idiozia e spaventati dal fatto che sia un parlamentare.
Siamo stanchi delle loro aberranti bugie per
negare responsabilità e lasciare all'infinito meccanismo del
rimpallo di queste ultime, quell'impossibile, in ogni caso tardiva, ultima
parola che potrebbe inchiodarli alla coscienza della colpa di un disastro che, sicuramente nel caso di Cutro, poteva essere evitato.
"Si salvano le persone a
mare", non si lasciano morire!
Qualche decennio fa "c'eravamo noi su quelle barche", come gridava in un servizio della puntata una donna siciliana furiosa e frustrata davanti alle decisioni sconsiderate di non fare approdare i migranti e lasciarli morire nell'attesa.
Il Mediterraneo è un cimitero oggi anche per colpa nostra.
LA LIBERTA' di ogni essere umano è INSOPPRIMIBILE.
Chi parte per motivi economici, chi parte perché vuole un futuro migliore, chi parte perché scappa da un marito violento…
anche se è collettivo questo movimento, la ragione per cui queste persone partono non è una ragione collettiva.
Moussa Koulibali
Moussa Koulibali è partito senza
scarpe dalla Nuova Guinea ed è diventato mediatore culturale di un’azienda
ospedaliera provinciale di Palermo e si dichiara “grato”allo Stato italiano.
Guardiamo i loro volti, la loro umiltà assoluta nel riconoscere il LAVORO il centro della vita umana accettando il più delle volte una dequalificazione completa delle loro persone, accettazione che si accompagna addirittura ad un senso di gratitudine per la chance offerta.
Siamo una moltitudine migrante da secoli e questi flussi non potranno che aumentare e quando per i disastri climatici a dover migrare saremo noi, chi si curerà di bloccare il jet privato su cui viaggeranno per mettersi in salvo Meloni, Salvini, Piantedosi ed altre fecce dell’umanità?
Abbiamo solamente da imparare da
tutte e tutti i nostri ospiti e dovremmo riuscire a trasformare la sensazione di impotenza per
questa catastrofica ingiustizia di cui siamo inevitabilmente tutti complici, in
progetti concreti di vicinanza, integrazione e solidarietà. Oltre che di naturale, indefesso contrasto
ad ogni forma raggelante di politica, meloniana o leghista che sia,
che dobbiamo sperare un giorno sarà studiata nei libri di storia come il limite
peggiore mai raggiunto nella storia del nostro belpaese.
L'abisso non ha biografi, già,
cara Emily. Ma questo abisso avrà un giorno degli storici, che porteranno a
galla tutti i reperti della nostra complicità, delle nostre scellerate
omissioni di soccorso, della nostra imperdonabile colpa.
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