Antichissime inquietudini



Morte del lògos

 

Foglie di ogni colore e variegata forma
Di Natura agitata e nuda
per ciechi sguardi 

intenti ad osservare accorti

solo il catrame dell’emotività
ingannatrice.

Svegliamoci, usciamo, guardiamo!

Un soffio e crolla ogni speranza!

Decisioni insane ci spingono
In valli estranee alla ragione
Che non “vincerà”mai.

Montagne da sbranare
Rocce da nominare
Esploratrice io sarò
del vento,
ricercando il moto e l'energia
che impazzito il corpo mio lasciò

Perché seguissi tracotante
La logica della tradizione
Di un Ovest assai arrogante
Nel suo dar perplesso un senso
al viver di una scimmia intelligente.



Stanotte brucio lògos
Seppellisco le parole
E distruggo ogni poesia

La forza non è mai nata
L’angoscia mi divora
Ma ho chiaro il limite


Sublime è nata Verità
Aliena alle voci del
“perché TU vali”.


Cosa valgo, se non so riconoscere
Un castagno da un acero?


Se cemento, amianto e plastica
Mi hanno reso parassita
Con un mouse al posto delle mani?

Amore, musica, arte
dipingono tele affascinanti,
illusioni adorabili
che il giusto chiaro sia.

Uomo, ti cercai più volte
ed in errore o sublime azione
amor di rado incontrai.

Note e ritmo hanno dissolto
e miliardi di volte ricomposto
il mio cuore ballerino.

Pitture, cinema e architettura
poesia e celestiali pièce teatrali
insieme ai miei romanzi furon ponti
che ridussero distanze con l'umanità.

Ma tutto questo non esiste
finché non voglia io.


E la nausea giunge sempre
disgregando l'armonia.

Non a Dio sono arrivata
ma ad un assoluto qui concreto
che si chiama "Natura"
e che scelgo per radura
in cui abbandonare ogni stento
e finalmente ME ridisegnare.

Tavolozza ora sguarnita
possa ancora avere fiato
per imbrattar le dita
con del Sole catturato.

 

Ed il patire

Comune o solitario

Sarà rimesso al posto

Che Necessità esige.



Testo elaborato un giorno di un mese imprecisato del 2008,

in foto Piano Pomo, novembre 2011.

Commenti