A proposito di esperienze da mettere in trama e condividere, pubblico qui una nota che oggi facebook mi ripropone tra i ricordi di 14 anni fa (30 maggio 2009), ossia quando avevo 26 anni e una vis polemica persino più irritante di ora, oltre che uno scarsissimo interesse di non apparire decisamente detestabile!
Nella nota utilizzo il verbo atturrare, verbo palermitano alludente all' infastidire e disturbare gli interlocutori nelle più svariate maniere.
Ma "annoiare", "scocciare" e sinonimi come traduzione di atturrare ritengo siano insufficienti.
Se il significato originario è, infatti, "abbrustolire", donde la celebre mollica atturrata che vanta un posto d'onore nella nostra magnifica cucina,
e quindi, come recita la Treccani, "passare qualcosa al fuoco, senza lasciarla bruciare",
potremmo dedurre che l'atturramento costituisca un atto di violenza piuttosto insidioso per la povera vittima, che risulterà sempre e comunque un po' bruciacchiata dallo sfortunato incontro con l'atturratrice/ atturratore.
Quest'ultima/o, si badi, non ha reale consapevolezza dei livelli assoluti cui può giungere la sua opera irritante. O se anche ce l'avesse, alla fine l'istinto a preservare la sua natura atturrante e continuare a tormentare i suoi cari, in lei/lui prevarrà lo stesso.
Atturrare è una vocazione all'essere tenacemente, prolungatamente molesti, non limitarsi a costituire qualche piccola scocciatura per il prossimo, ma molto di più. Il fuoco si deve sentire😀
Atturrare è un'inclinazione indomita e ostinata al tormento altrui. E chi si imbatte in un'atturratrice o in un atturratore, per salvarsi non può fare altro che fuggire.
Se ancora non lo avete fatto, posso dirvi che il titolo della nota in questione è "SUICIDIO DA FB"😱.
Il testo è questo:
Ed
anche se non ve ne fotte niente, lo motivo pure.
Come un'ingenua credo ancora che il compito da portare avanti sia fare brillare sempre il cristallo che c'è in ognuno di noi.
Cristallo umano, esposto a numerose rotture, ma che se si cura con assiduità,
può resistere anche ai più devastanti attentati. Tutto ciò che dico è ciò che
di me la memoria altrui non porterà ovunque quanto le mie azioni.
Chi pensa tanto, parla poco e agisce ancor di meno. Ma
quelle poche azioni, non enfatizzate da inutile retorica, sono così corrette
che ci si dovrebbe inchinare, probabilmente, davanti alla loro perfezione.
Che quelle poche azioni, allora, ci sia davvero una
tradizione pronta ad accoglierle e diffonderle come esempi di ciò che, andando
contro l'istinto, giocando contro il proprio interesse, ogni uomo e donna
possono essere in grado di fare, se lo vogliono, è probabilmente il condensato
del ritmo di una storia che si incammini verso l'umanità.
Ma noi non vogliamo più pensare, non vogliamo più curarci
altro che del nostro cuoricino, del nostro portafoglio, del nostro benessere
psico-fisico. Ed io che scrivevo e sognavo, pensavo pensavo e ripensavo
addirittura a come poter "salvare" il mondo - anziché me stessa- con
la fantasia e la critica, stavo impunemente replicando ciò che addito come il
più grande orrore del nostro tempo. Talvolta ero scomoda, sola ed
insoddisfatta, ma era solo lì che il mio cristallo brillava.
Ed ora torno a lucidarlo, senza ambizioni smodate, senza
prescrivere, senza atturrare , ma solo per sentirmi viva.
Non basta volere per essere vivi, ma se non lo si vuole
non lo si sarà mai. E qui su fb non si agisce, non si vive, non abbastanza,
almeno, per chi dovrebbe occuparsi di altro.
Andare controcorrente forse fa paura. Gli
"intellettuali" si sono fermati sempre per colpa della solitudine.
Il rischio delle conseguenze è noto a tutti. Conserviamoci la pace.
"Ma chi te lo fa fare?" "Fai un po' di
sport!" ", Cercati l'uomo semplice, ricco e con un bel
pisello!", "Ridi e gioisci delle piccole cose!"... Già fatto. Deprimente
per me, non posso farci niente.
I parenti, gli amici, pronti a giudicare nei loro salotti come demente, pazzo o tanto innamorato di sé da aver scelto di fare l'eroe incurante della vanità del suo atto proprio chi cerca di condurre difficili battaglie contro la consuetudine per amore di giustizia...sono loro che hanno sempre frenato i processi di rinascita.
Ad uccidere è il ritrovarsi soli,
sempre. Completamente soli, come fu per Calabresi, come fu per Dalla Chiesa,
come fu per Falcone, per Borsellino, per quella lista infinita, incompiuta di
persone che azzerano la distanza tra parola e azione, che non intendono
soccombere all'immobilità, alla logica del "lamentarsi ma restare
paralizzati" che sembra programmare i circuiti mentali della maggior parte
dell'umanità, me compresa- specie negli ultimi mesi-.
Attivi e passivi. Le cose si cambiano, possono cambiare,
ma non cambiano da sole. Se nessuno si spinge oltre l'ingiusta consuetudine, si
lascia che la degenerazione si compia inesorabilmente, è ovvio che sia così.
Non cambierò il mondo, non mi credo di essere nessuno, ma
voglio rispettarmi e se un giorno, solo se innamorata ed amata, mi sposassi e
riuscissi a compiere il più bel miracolo naturale che c'è dato, giuro di aver
cura che i miei figli conoscano cosa si nasconde dietro i valori oggi
banalizzati e stremati dalle vicende che rimbalzano di bocca in bocca.
I miei figli, se mai dovessi averne, spero crescano con l'accortezza di smascherare gli impostori, distinguendo i veri professori che esprimono con pacatezza la concezione che sostiene il loro reale agire ed il loro sincero sperare, da quelli che si dipingono come amanti della giustizia, della libertà, della solidarietà solo per darsi un tono, giocando con la necessaria invisibilità dell'etica, approfittando indegnamente dello spazio di espressione libera che la democrazia offre a chiunque, dimenticando che la possibilità di far parlare chi offende, tradendoli, i diritti democratici, esiste solo grazie a chi quei valori li ha combattuti strenuamente, anche a costo della morte.
E ricorderò loro quante volte io per prima sia stata
retorica, falsa, incapace di tradurre in realtà ciò che avevo il dovere di
capire fin dall'infanzia fosse più giusto, perché nutrita, per mia fortuna, fin
dai primi anni di vita di bellezza, ricerca, sensibilità sconfinata da due ex
sessantottini ironici, tanto diversi da molti intollerabili radical chic e
disincantati “a matula” che ho visto intorno a me.
E racconterò della mia lunga adolescenza, durante la
quale, perdendomi troppo spesso seguendo i miei coetanei e sentendomi estranea
seguendo le mie radici - naturali o che mi affannavo a costruire attraverso
innesti di dubbia qualità-di instabilità ed incoerenza ne ingurgitavo davvero
troppe.
Che sogni avevi? Mi chiederanno. E recuperare tutte le
bozze di vari scritti, chiamare i vari amici con cui intavolai fortunate
discussioni nelle giornate sì, ricordare le mie idee incendiarie, non sarà
facile. Ripenserò all'amore, alle tante storie da soap vissute, leggerò magari
qualche poesiuola noiosa delle mie e mi parrà di aver detto tutto. Che orrore.
Le idee infiammano e fanno muovere ed il progresso si è
misurato sulle spazientite anime di chi ha scelto di lottare per i propri
ideali, perché lo spazio per scambiarsi sottovoce davanti ad una birra qualche
opinione non l'aveva neppure! I salti bruschi della ragione, la mancanza di
delicatezza nei dialoghi, la nascita di tutti i nostri discorsi dagli scontri
armati di uomini che non potevano più tollerare la soppressione della libertà,
l'uniforme del pensiero che si respirava non solo come un'atmosfera leggera, ma
si viveva drammaticamente- e si vive tuttora- sotto i totalitarismi... dove
andrà a finire il ricordo e l'onore della Resistenza?
Si è impopolari e noiosi a parlarne. Taci Silvia.
Ecco perchè mi estinguo da qui. In facoltà, in mezzo alle
persone forse ancora posso tentare di essere me, ma qui mortifico me stessa
oltre ogni misura ed ho il dovere di difendermi.
Se chi ha lottato per la nostra libertà avesse saputo che
sarebbe stato questo l'uso che ne avremmo fatto, credo che avrebbe guerreggiato
perché si instaurassero dittature perpetue con comandanti sempre più feroci. Si
ha libertà per essere più svegli, vivi, osservatori, energici. Non per ingannare,
ma per usare una retorica che faccia a pugni con quella che mortifica ogni
tensione verso la bellezza, la grazia, la giustizia, la verità, perché ritiene
di disporre già a sufficienza di ogni strumento per dire "è così".
E, talvolta, arriva a guadagnare
un " potere" immenso, diventando capace di imbrogliare un intero
Paese, che assiste imbambolato o che, (in)coscientemente nauseato, non si cura
più di lui.
"Per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso
coinvolti...."
Io torno con i Partigiani e tutti coloro che hanno
creduto in qualcosa, non strisciando come dead man walking, incapaci di
cicatrizzare le ferite delle delusioni necessariamente conosciute. Non ho più
la forza di fare la Pasionaria, sono da un po’decisamente avversa a manicheismi
rigidi stile "o ti curi del politico o ti curi del privato", ma
voglio solo ricordare che esaltare l'importanza della lotta non è operazione da
pazzi criminali. Non scorre nel sangue di chi si indigna un indomabile spirito
bellicoso, non è un frustrato che vuole riversare le sue astinenze sessuali o
altre varie delusioni accanendosi intollerabilmente. Sono gli occhi scocciati
intorno a renderlo insofferente, perché non può credere che non si percepisca
intorno lo stesso scandalo. E viene isolato. Ucciso. Perché fuori dalla caverna
non ci vuole stare più nessuno.
Questa caverna virtuale oggi mi disgusta e non voglio
raccontare ad ipotetici figli che era così che trascorrevo il mio tempo. Vado a
cercare il sole, senza più timore di restare sola.
Viaggiare… riguadagnare lo spazio vero, sentire il dolore
degli altri per dimenticarmi il mio e tentare di perdonare e capire sempre più
a fondo quello che ho fatto a tantissime persone.
Che questo sia un "regime" sottile che
strapazza le emozioni e livella ogni "critica" intelligente,
funzionando come un detergente velenoso del pericoloso chiedersi perché, dal
momento che, anche quando ci tenta, banalizza necessariamente il tutto
perdendosi tra milioni di pixel e test del cazzo, beh...giudicatelo voi.
Solamente il giusto uso può ridimensionarne gli effetti negativi,
certamente, ma io voglio essere radicale.
Per ritornare a vita, io, dunque, mi suicido da fb.
Come protesta inutile, che vale solo per me, che resto in cerca perenne
di rimuovere gli ostacoli al rincoglionimento deliberato.
La morta tornerà a parlare a settembre, probabilmente,
quando forse sarò in un altro luogo ed il virtuale sarà necessario.
Ora sfrondo la testa, il cuore ed il corpo da tante
illusioni e mi immergo nel reale, con tutti i colori e la crudeltà che ad esso
appartengono.
Ho comunicato spesso in modo gradevole con questo tempo
tecnologico, mi sono anche divertita, ma rispetto ciò che fui e in cui
credetti, e desidero lasciare altre tracce in questo mondo.
Abbiate cura del vostro cuore e del vostro intelletto.
I miei sono entrambi deboli e ho bisogno di farmaci molto
potenti che qui non posso trovare.
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Per fortuna le figlie sono arrivate davvero, designate vittime di madre atturratrice particolarmente pervicace!
Ad ogni modo, che questo annuncio al popolo di faccialibro fosse una protesta senz'altro inutile lo dimostra anche il fatto che fb non l'abbia mai abbandonato.
Ciò che allora comunque non capivo è che il mio narcisismo etico fosse basato sul privilegio. Il privilegio di potersi permettere la scommessa dell'"anima bella" disposta al sacrificio in nome di astratti ideali, con quel gusto altezzoso di essere sempre controcorrente rispetto alla massa, con un atteggiamento giudicante e moralista francamente insostenibile.
Che fb sia un dispositivo omologante e pericoloso per la salute mentale (e fisica: gli occhi, i sederi e le schiene non traggono grandi benefici da questa connessione continua, con posture non sempre corrette, ma nemmeno questo pericolo anche estetico scoraggia dall'uso) è un dato pressoché innegabile.
Ma che ci sia qualcos' altro dietro di ancora più inquietante, fortemente correlato al capitalismo, è qualcosa con cui allora non facevo i conti e che avrei dovuto denunciare con altrettanta veemenza, rischiando il linciaggio definitivo.
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