MIGRAZIONI PROGETTUALI (da un altro blog)


Gennaio 2012, Borgo Nuovo. Quello che doveva essere un  asilo nido costruito con fondi europei, era stato saccheggiato ed occupato da famiglie di abusivi. Ecco la fine dei progetti Europei in Sicilia!


Trovata tra i ricordi di facebook come nota datata 2009 e presente in un altro blog -l'ultimo, non ne nascondo altri, giuro!- periferiapalermitana.blogspot., ripropongo qui un  pezzetto della mia inquieta ricerca di quegli anni. 

Avevo ventisette anni, dottoranda da meno di un anno e con  domande brucianti che sentivo l'urgenza di mettere in circolo ed aprire ad un confronto con quei coetanei che avrebbero potuto mostrare disponibilità ed un interesse autentico per quelle questioni (oltre che tantissima pazienza nel sopportare una atturratrice insuperabile come la sottoscritta!).

A loro va ancora oggi tutta la mia gratitudine, per avere accettato di donare il loro tempo per affrontare insieme un percorso di conoscenza non convenzionale, seppur fumoso e azzardato nella sua presentazione, della periferia palermitana.

Oltre al passaparola, utilizzai facebook come connettore per individuare i partecipanti, tutti allora impegnati con ultimi esami dell'università, lavori e lavoretti, dottorati o abilitazioni varie.

Malgrado gli impegni professionali, siamo riusciti ad organizzare diversi incontri "periferici" che, oltre a farci diventare amici, hanno allargato la nostra visione originaria e cambiato la nostra sensibilità (almeno, così è stato per me) scoprendo insieme qualcosa di importante sui limiti delle nostre prospettive e sulle possibilità di crescere, rimanendo fenomenologicamente fedeli alle cose stesse.

Nonostante, purtroppo, non si sia concretizzato in nessun documentario, quel progetto traballante e pretenzioso ha concesso a quel gruppetto di fare un'esperienza che, fuor di retorica, non dimenticherò mai e mi dispiace aver abbandonato (malgrado la sua istituzionalizzazione in una associazione culturale, "Dissonanze Urbane", che andai a registrare all'Agenzia delle Entrate ed ha un suo statuto specifico, ma all'attivo nessun bilancio!).

Non escludo il ritorno!

Intanto, ecco qui il progetto iniziale:

 PERIFERIA PALERMITANA: Progetto in sintesi.

 

La nostra sola giustificazione, se ne abbiamo una, è di parlare in nome di tutti coloro che non possono farlo. (Camus)

 

Perché Palermo conosca se stessa, la ricerca che presento si propone di mettere in luce la specificità di alcune zone "periferiche" palermitane.

 Si tratta di un ampio progetto, animato dai lavori di diversi giovani professionisti, che prevede come "prodotto" collettivo un documentario, capace anche di illustrare come si siano strutturati gli incontri tra i "protagonisti" della ricerca, durante le discussioni intorno al "materiale" raccolto. 

L’idea progettuale è inoltre quella di un'esposizione conclusiva, - possibilmente nelle periferie stesse- che permetta a ciascun partecipante di esprimere quel che ha visto, sentito, fotografato, ripreso, studiato, secondo il proprio talento, riferendosi ad indagini già effettuate sul campo e prospettando, al tempo stesso, diverse ipotesi di intervento e differenti concezioni in merito alla bellezza dei luoghi e delle persone scoperti nella periferia palermitana.

Analisi ed obiettivi. 

 Il degrado artistico, civico e morale di molte periferie palermitane (intendendo con l’espressione “periferia” non soltanto quella tradizionale, estesa intorno al centro storico palermitano, fino ai suoi confini naturali, ma anche le numerose borgate che si inseriscono quasi come enclave nel tessuto comunitario della città) è una delle problematiche principali che un’analisi della città costringe a prendere in esame, se si vuole rimarcare l’urgenza di uno sviluppo economico e culturale del territorio palermitano.

 Gli studi in tal senso si limitano per lo più al settore urbanistico ed architettonico, in parallelo a molteplici ricerche che, specie a partire dalle rivolte del 2005 nelle banlieue francesi, si sono interessate della riqualificazione delle periferie di molte città europee (cito soltanto i nonluoghi di Marc Augé, neologismo che descrive quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.). Tuttavia, la mancata conoscenza del problema nella cerchia più “borghese” palermitana invita ad un’operazione innanzitutto esplorativa, che vuole scommettere sulla possibilità di anteporre ad ogni interesse personale una visione quanto più “libera” possibile, perché sia la periferia stessa a raccontarsi nelle sue irriducibili differenze. 

Ciò che questo progetto intenderebbe modificare è, quindi, la percezione stessa del problema periferia, lasciando che siano i luoghi e le persone a raccontarsi, seguendo tre linee tematiche: 

“bellezza, immaginazione, necessità”, “le radici delle solitudini” ed infine “identità e potere”.

Se il progetto dovesse decollare, la creatività e l’impegno dei suoi protagonisti vorrei fosse premiata con un investimento degli eventuali fondi -ricavati dal documentario e dalla mostra- nelle periferie stesse, per creare qualcosa che dia, senza aggredire, il coraggio che occorre per restituire al proprio luogo, alle sue strutture e alla sua organizzazione socio-amministrativa, la correttezza, l’armonia e la bellezza, che la civiltà deve pretendere non come suoi corollari, ma postulati da cui partire perché ogni sua parte, nel centro come nella periferia, si possa sentire tutelata dalla legge e sostenuta da quel tessuto fitto di opere, pensieri, musica e colori che gli uomini da sempre filano, ma che in pochi oggi riescono ad apprezzare davvero.

Idee progettuali ed azioni. 

 Naturalmente questa ricerca è pronta ad indagare questioni non ancora contemplate, che potrebbero allungare i tempi della realizzazione, ma i tempi previsti attualmente vanno da un minimo di 9 mesi ad un massimo di un anno. 

L’idea da cui intende partire è di tipo prettamente “borghese”: solo la bellezza può salvare il mondo. 

 Se davvero la bellezza ha un potere salvifico, salva, comunque, solo una piccola élite? 

Potrebbe salvare il mondo o bisogna pensare che oggi non ci sia più rimedio, per borghesi e periferici- ricordando che, comunque, ci sono tanti “borghesi” anche in periferia, almeno a Palermo-, perché la “tecnica” ci ha totalmente dominato, dissipando il bello naturale e rendendo commerciale quello artistico?

Questa è la premessa teorica da cui partiremo per seguirne gli sviluppi, giungendo a possibili risposte, che non chiuderanno naturalmente l'indagine, ma potrebbero segnare un passo in avanti nel fitto terreno della conoscenza. Le riprese ed interviste per un documentario che segua le tre linee tematiche citate sopra, si realizzeranno anche grazie ai contatti con i consiglieri di circoscrizione, le associazioni già attive in quei territori, le scuole e le Chiese, che possano fungere da fondamentale punto di riferimento per la comprensione delle dinamiche del quartiere in esame.

Nei primi tre mesi ci ispireremo ai concetti di bellezza, immaginazione e necessità, coinvolgendo quanto più possibile gli abitanti delle periferie, per lasciarci dire cosa ne pensano della bellezza e se ne percepiscono con disagio l'assenza. Ci piacerebbe si potesse chiarire come sentono il loro luogo, attraverso una serie di riferimenti al ruolo dell'arte nel mondo e tentare anche la strada di un progetto partecipato tra abitanti ed architetti, in modo che si possano avanzare delle ipotesi su cosa davvero urgerebbe più inserire nella zona indagata.

La seconda tranche riguarda "le radici delle solitudini". Il senso della ricerca durante le discussioni forse diventerà: esistono davvero le periferie? Se il riflesso dello spazio sull'uomo è condizionante, non siamo tutti "livellati", "inghiottiti" dalla tecnica? Cosa sta accadendo oggi, almeno secondo la mia percezione, se, laddove esiste, la bellezza dei luoghi viene di continuo violentata? La natura ci può salvare? E come vedono la natura coloro che immaginiamo "delinquenti" e deviati? In periferia, come nei quartieri non “degradati”, i sogni si assomigliano o no? Non siamo tutti accomunati dall’impossibilità di interagire con un mondo che ci illude possa essere dominato per la maggiore informazione che ne abbiamo ma che sembra raramente garantirci la possibilità d’intervento, alimentando rassegnazione e desiderio di fuga? Chi sono davvero gli invisibili?

Non credo esistano vite davvero felici. Le radici della solitudine sono molteplici e non s’identificano interamente con quelle assenze materiali che riscontreremo in queste periferie, perché sono di natura composita e non può esaurire una ricerca su di esse nemmeno una generazione. Ma questo progetto può diventare anche un’occasione di confronto e crescita per ciascuno di noi, se sapremo rivedere il personale modo di condurre l’esistenza, anche a partire da quanto si andrà esperendo con questa indagine.

Riguardo l’ultima linea tematica, “identità e potere”, cercheremo di muoverci, seguendo principalmente tre criteri:

1) Alla luce dello studio delle periferie di altre città, cogliere la specificità di quella palermitana.

2) Quanto interesse viene mostrato per queste zone dai politici? Quanto da coloro che non abitano lì, i "non periferici"? Se esiste un'indifferenza alla riabilitazione di queste zone, qual è la sua causa? I rappresentanti delle circoscrizioni possono e non agiscono, non possono e non agiscono, possono ed agiscono?

3) Le connessioni di questi luoghi con la mafia. L'appartenenza.

Questa è la fase più delicata, perché, dopo aver raggiunto una consapevolezza maggiore del problema ed una capacità d'interagire tra di noi e gli intervistati si spera adeguata, sarebbe bello sforzarsi di coinvolgere alcuni abitanti nel prendere coscienza attraverso l'arte della risorsa che possono rappresentare, della resistenza che devono mostrare a chi, spesso, sembra volere solamente “usarli” per aumentare un potere che non va a loro nutrimento.

 

Chi partecipa e a chi si rivolge

 I partecipanti sono stati scelti in primis per l’interesse e la sensibilità riguardo questioni di approccio non semplice, e naturalmente anche per via della competenza specifica da mettere in circolo perchè questo progetto gradualmente prenda forma, fino ad avere quasi un’anima sua. Le" categorie" di studiosi interessate a realizzare il progetto sono le seguenti: 

1) architetti; 2) filosofi; 3) giuristi; 4) psicologi ; 5) artisti; 6) documentaristi; 7) gruppo misto 1 (storici, sociologi, antropologi) ; 8) gruppo misto 2- esterni e mediatori-: giornalisti, economisti ed altri membri non fissi nei gruppi di lavoro, più probabilmente l'Università e coloro che potremmo invitare in seguito per arricchire le prospettive sulle zone studiate.

I destinatari di questa ricerca sono, naturalmente, tutti i palermitani, “periferici” e non, perché conoscano meglio la città e cerchino di inquadrare un diverso modo di approcciarsi ad essa, senza ritenere immodificabile la sua difficile storia ed “abitabilità”. 

Se la bellezza spinge a riconoscersi in un centro comune, alternativo rispetto, ad esempio, a quello del potere locale mafioso, può forse essere concepita come risorsa indispensabile e non rivelarsi un'illusione -“borghese”- senza alcun fondamento.


Commenti

  1. Ero vicino a te in quegli anni e li porterò sempre nel mio cuore❤. Sei stata importante. Lo sei ancora.

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