TORNARE UMANI

 


 "Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo", Anna Frank

"La democrazia non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. È non un idolo, ma un ideale corrispondente a un'idea di dignità umana, e la sua ricompensa sta nello stesso agire per realizzarlo. Se siamo disillusi, è per illusione circa la facilità del compito. Se abbiamo perduto fiducia, è perché siamo sfiduciati in noi stessi.",

 

Gustavo Zagrebelsky


Come si combatte questa onda nera? Come si affronta questo mostro neonazista che dilaga in Europa e fuori dall'Europa, a distanza di 80 anni da quando speravamo di essercene liberati definitivamente? Cosa seduce ancora di quella pazzia disumana, che miete solo violenza e sopraffazione?
A questo temibilissimo pericolo in agguato, per me occorre rispondere riponendo una rinnovata fiducia nelle capacità dell'essere umano di contrastare la sua distruzione in due modi fondamentali:

1) attraverso un uso sapiente della sua ragione, che ha sempre bisogno di muoversi in dialogo, lontano da diktat ed aberranti chiusure;

2) mediante uno sforzo di cura amorevole verso gli altri ed il Pianeta stesso, cura che si attui a cominciare proprio dagli ultimi "elementi scagliati al margine" di cui parlava Adorno.

Il tragitto è complesso, il tempo per iniziarlo sembra già collassato. Perché se pensiamo ai discorsi, motti ed azioni così immediate di Trump- inclusi i suoi orrori antigreen (Drill, baby, Drill)- il peggio che potevamo immaginare direi che ormai è in corso.

E dunque? Dovremmo arrenderci ed abdicare da qualsiasi responsabilità nel mostrarci profondamente contrarie e contrari alla piega che sta assumendo la Storia?

E dove dovremmo manifestare precisamente quest'avversione? Qui in un blog?

I testi non possono gridare e nemmeno si sanno difendere da soli, eppure, almeno fintantoché le loro autrici ed i loro autori sono in vita, è possibile aggiungere o togliere ad essi qualcosa, modificare un pensiero, correggerlo alla luce di un ripensamento, tentare, insomma, di mostrare l'insoddisfazione che sempre appartiene a chi scrive quando non c'è un contraddittorio in carne ed ossa davanti, perché ogni scritto vorrebbe essere, in fondo, un appello lanciato a chi legge perché esprima anche lei/lui il suo punto di vista.

In assenza di vostre confutazioni, immaginari lettrici e lettori miei, con questo blog non faccio che alimentare uno spaventoso monologo, me ne rendo conto, ma la situazione geopolitica oggi è così pericolosa che forse è stupido pararsi dietro tutti questi imbarazzi e più urgente sarebbe invece rimettere al centro la discussione e, prima ancora, la critica.

Perdonatemi, perciò, se annetto in calce a questo discorso alcune brevi e banali considerazioni che ho lasciato su facebook ieri, ricondividendo un vecchio post su le parole a venire in cui riflettevo anche su come ripopolare il lessico manomesso della democrazia:


Era il 4 maggio 2024.
Dopo circa nove mesi, gli orizzonti sono cupi come mai e le parole per correggere la manomissione ed interrompere questo precipizio, probabilmente non sono state con coraggio e fermezza pronunciate da nessuno/a.
Quali dovevano essere, del resto? Slogan da tifoseria? Aforismi brevi da tatuare sul polpaccio o stampare su una maglietta? Status da tenere per qualche ora sui social per acchiappare qualche like?
E chi dovrebbe pronunciarle, poi, qualche leader politico in particolare o il presidente della Repubblica a reti unificate? Qualche cantante neomelodico o qualche influencer sui tiktok ? O magari qualche professorone alla radio o nei podcast? E perché non qualche giornalista in inchieste scottanti che mettono a rischio la sua vita e libertà, o qualche regista che gira documentari che denunciano le diseguaglianze del sistema? E che dire di qualche femminista in alcune riviste e post o di qualche attivista in piazza, pronta a conoscere l'umiliazione pur di rimanere fedele a un nobile principio? O ancora qualche genitore in tribunale che ostinatamente e dignitosamente persevera per scoprire la verità sul figlio?
Feuerbach diceva che chi non può esprimersi è uno schiavo.
In questi ultimi scampoli di apparente democrazia, il mio invito è di cercare faticosamente e con coraggio tutte e tutti, ognuno a modo proprio, parole che possano farci tornare umani.
Non si tratta più di restare umani, come diceva il compianto Arrigoni qualche anno fa, ma di tornarci.
I gesti li lasciamo a chi, a corto di belle parole, ha bisogno di quelli per attirare consenso.
Noi cerchiamo parole che ci portino oltre la paralisi silenziosa della disperazione, in spazi di espressione dentro e fuori dal web, senza paura.
RESISTERE!

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A distanza di ventiquattrore posso dire che la lotta non può essere solo linguistica ed è ingiusto liquidare il gesto di Elon Musk come nato da scarsità di parole e desiderio unicamente di consenso, trascurando una discussione più ampia intorno alla sua pericolosità.

Le parole sono importanti, ma anche i gesti lo sono, certamente.

E, per fortuna, ce ne possono essere anche eclatanti di opposizione, a cui va tutta la mia ammirazione, come quelli di protesta dei magistrati sabato scorso 25 gennaio contro la riforma della giustizia:

Magistrati a Milano contro la riforma Nordio



Che le parole ed i gesti a venire, allora, siano di dignità, fierezza, indicazioni della pietas, misericordia, bellezza e possibilità tutta umana di superare il negativo nella gestione delle molteplici sfide che si presentano oggi, senza far prevalere moti rabbiosi e deliranti di chiusura e persecuzione.

Se qualche lezione da Auschwitz l'abbiamo imparata è che l'essere umano, senza nessuna esclusione, è sacro.

Come possiamo avere ancora qualche dubbio al riguardo?

Concludo con un'altra citazione di Gustavo Zagrebelsky di circa vent'anni fa ma ancora molto attuale, sperando possano fungere da stimolo per riattivarsi nella difesa della democrazia, messa seriamente in crisi in questi tempi oscuri, a dir poco reazionari:

"Se mai l'Europa si darà una vera costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su sé medesima, ancora una volta a confronto con l'America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine. Il Tocqueville di cui oggi avremmo bisogno sarebbe quello che fosse capace di renderci consapevoli, nelle differenze, della nostra identità. ", Gustavo Zagrebelsky


L'Europa che va in direzione ostinata e contraria all'America di Trump, oggi più che mai avrebbe bisogno di guarire dal suo passato violento colonialista e prevaricatore ed impegnarsi ad essere aperta e pacifista, multiculturale ed ecologista.

L'Europa può lottare contro le diseguaglianze prodotte dal capitalismo e promuovere una distribuzione più equa delle risorse, diventando culla dei diritti di ogni minoranza a vivere un'esistenza sicura, senza percepire nell'altro sempre e soltanto un nemico, ma un coabitante prezioso dello stesso pianeta.

L'Europa può ancora opporsi a questo scempio e porsi oltre fili spinati, trivelle e catene, per lasciarsi abitare da pace, fratellanza, sorellanza, solidarietà, cosmopolitismo, uguaglianza e libertà, che si traducano in progetti eco-sostenibili, contro ogni vuota retorica e soprattutto contro ogni concreta e quotidiana forma di sfruttamento dell'essere umano sull'essere umano e di questo sul suo ambiente.

L'Europa può diventare un laboratorio in cui sperimentare finalmente una maniera anticapitalista di stare al mondo, affrancandosi tanto da meri criteri quantitativi di produzione, quanto da valori legati al superfluo, effimero apparire, ritrovando il rispetto per gli esseri umani e per la Natura intera, nella tutela della piena espressione di ogni sua differente parte.


Questo può essere un modo per tornare umani.
Che ne dite?

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