Mi sembra che tutto stia volgendo al peggio, ad un ritmo accelerato, nell'incomprensione e spaesamento collettivo.
Conflitti interpretativi, conflitti di opinione, conflitti esasperati e che portano barbaramente sulla strada peggiore di distruzione reciproca, che abbiamo cercato di non prendere negli ultimi 80 anni.
Nella sconsolante e cupa sensazione di non potere impedire questo nauseante spettacolo che incita al riarmo europeo, lo legittima e pianifica, aizzando le folle ed invocando discutibili miti di difesa dal pericolo imminente, ho appena letto una poesia di Pavese, che spero possa aiutarmi a rinsaldare le mie convinzioni pacifiste e ricordarmi di non perdere l'amore disperato per tutte le cose. Magari potrà esser d'aiuto anche a voi:
Ascolteremo nella calma stanca
la musica remota
della nostra tremenda giovinezza
che in un giorno lontano
si curvò su se stessa
e sorrideva come inebriata
dalla troppa dolcezza e dal tremore.
Sarà come ascoltare in una strada
nella divinità della sera
quelle note che salgono slegate
lente come il crepuscolo
dal cuore di una casa solitaria.
Battiti della vita,
spunti senz’armonia,
ma che nell’ansia tesa del tuo amore
ci crearono, o anima,
le tempeste di tutte le armonie.
Ché da tutte le cose
siamo sempre fuggiti
irrequieti e insaziati
sempre portando nel cuore
l’amore disperato
verso tutte le cose.
Cesare Pavese
E se non vi basta Pavese, vi metto pure la mia perla di ieri su fb, sommersa da decine di altre considerazioni che rischiano di occultarla😁:
Mentre sono sul treno, il pensiero torna alla sua velocità costante e delicata e tutto ricomincia a parlarmi di umanità.
Osservo, leggo, prendo appunti, provo a mettere in trama pensieri e ricordi per non farli evaporare. Come se la mia trama di vissuti e discorsi potesse valere effettivamente qualcosa, ma non ho proprio niente più di chi mi sta accanto di significante e significativo.
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