ISO-LAMENTI

 "Poesie" nate in solitudine e perciò decisamente lamentose. 

Perché non può dirsi sempre vero che chi è solo è in ottima compagnia!




 Giugno ‘24

 

Sprofondare nell’incanto

Dolenti e muti.

 

Come scirocco

Deformare la lucidità,

Seguitando nell’incessante astrazione

Che dal Mondo allontana

Mentre più ce lo avvicina.

 

I social non sono poetici

Né di accettabile compagnia.

 

Nessuna tigre

Accetta la reclusione,

Inseguendo l’insignificante preda

Raggomitolata nella Savana

Che dal Male la protegge

Mentre più la divora.


Note a margine


Nacqui e rinacqui dal caos e dal privilegio

Partorita e rigenerata

Formata e deformata

Da sogni ed esperienza

Per cogliere progressi non basta alcuna scienza


Di errori non ne conto

 I vizi non li elenco

È stato un bel groviglio

A tratti assai sbilenco


Più noia che saggezza

Porta la maturità

Se avessi più energia

Quanta disonestà!


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   Appartarsi

 

Con rispetto privo d'ansia di profitto, ormai dimenticato

Mi rivolgo al mio passato che non è mai passato:

 

Carte illeggibili, densi appunti e tortuosi frammenti

di Aristotele, Heidegger, Marcuse e Derrida

dimostrano all'ego ed ai suoi irritanti lamenti

quanto sia ingenuo sentirsi novità.

 

La memoria frana, come sughero si sbriciola

Mentre fuggo dai tentacoli di un sociale che mi isola.

 

Appartarsi per salvarsi

Forse è solo un’illusione

Ma ci vogliono dei varchi

per sopportare la prigione.

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Pensieri di bambagia

 

Arduo godere il presente

Se l’idolatria dell’altrove

Avvelena la mente


Come soffocate, menti occidentali borghesi!

Tutto è un lamento, troppi i futili pesi.


La vita vi scorre

 con ansia che inquina

E l’estetica scialba

Non allevia rovina

 

Solo il duro lavoro è capace di salvare

L’animale che siamo

Il cui destino non può mutare.                        

 

Risparmiarsi fatica rende molli e immaturi

Coltivate nell’aria i vostri piani futuri

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Zavorre

 

Raccogliere il passato

Nei gesti, nelle scelte

Negli snodi della coscienza


Maturare visioni

Cadute forse dal cielo

Dove insieme mi osservano

Abbracciati e curiosi

I miei angeli benedetti

 

È davvero indispensabile soffrire per imparare a vivere?


La gioia svela il mondo.


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De-composizioni

 

Carcasse baciate dal vento

Nella ghiaia argentata e impaurita

 

Resti di vite trionfanti

Che nessun umano cantò.

 

Nel mondo dopo l’uomo

Non ci sarà nessuna lotta per la sopravvivenza.


Automi e replicanti

tireranno un sospiro di sollievo

liberati dal più inquietante animale

comparso sulla terra.


L'età della techne 

sarà senza Storia

Ma anche senza guerra.

...

 Hybris


Quanto sono grandi i sogni dell'umano!

 Sfiora ardito monti e stelle

Ed unisce chi è lontano.


Per sfidare la caotica Babele

Le distanze ricompone 

Con l'ingegno e con la tele.


Ma se pervaso da tracotanza

Troppi ostacoli salta sprezzante

Ogni grazia ad un tratto perde

Tornando fiacco, tonto e pesante.


Stare buono, in silenzio nella stanza!

Abbracciare gli alberi, sudare e cercarsi!

Interrompere la tecnoderiva:

Tornare ad amarsi!


Solo così non cederà al Niente

 Quella carica inventiva

 Che può renderlo potente.




 


 

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