CAPITALISMO INSOSTENIBILE

   "La società borghese manca di eroismo", 

Karl Marx




foto di Zwelethu Mthethwa



Megadiscarica abusiva di vestiti in Ghana. Ecoage.com. 


Deforestazione Indonesia







Per fare un ripasso dei danni, reversibili e non, provocati al nostro amato pianeta rinvio a 
https://www.lenius.it/disastri-ambientali-causati-uomo/





Cosa abbiamo fatto per mitigare il riscaldamento climatico?

Fra attese, rinvii e mille altre scuse, le conferenze sul clima sono state un buco nell'acqua. Acqua che si innalza a dismisura e a volte straripa, causa inondazioni, allagamenti, alluvioni e disastri le cui immagini anche recentissime dovrebbero scolpirsi per bene nella nostra coscienza.


Inondazione Brasile, dicembre 2022

Germania, luglio 2021




Alluvione Emilia Romagna, maggio 2023


E a proposito, per fugare dubbi sulla correlazione tra cambiamento climatico ed alluvione in Emilia Romagna, suggerisco di leggere il decalogo delle fake news pubblicato da WWF tre giorni fa, lo trovate qui: 

https://www.wwf.it/pandanews/ambiente/10-fake-news-sullalluvione-in-emilia-romagna/


Documentarsi non basta. Indignarsi ancor meno. L'attivismo è costantemente frainteso.

 Nessuno vuole fare l'eroe, come sapeva bene il buon vecchio, carissimo Marx.

 E chi tenta di ribellarsi e prova a coinvolgere amici e sconosciuti in una causa più che giusta, viene brutalmente deriso o semplicemente ignorato, perché smettere di concedere attenzione e visibilità alle denunce è il modo migliore per vincere e tornare ad immergersi nel flusso ininterrotto di questioni superflue che stanno alla base del mercato capitalista.

Ingordi e balordi ci vogliono, non c'è niente da fare.


Monty Python's The Meaning of Life, 1983

A me basta poter condividere un pezzetto piccolissimo di una riflessione straordinaria, come sono praticamente tutte quelle dell'autore in questione, e lasciare che ciascuna e ciascuno di noi abitanti della terra possiamo formarci un'opinione personale in merito alle responsabilità della catastrofe ambientale e i suoi eventuali rimedi.

Ecco a voi :


Per Lacan il reale è quello che ogni “realtà” deve reprimere; meglio ancora: la realtà è una x non rappresentabile, il vuoto traumatico che può essere soltanto intravisto tra le spaccature e le contraddizioni della realtà apparente. 

 Viene quindi da pensare che una prima strategia contro il realismo capitalista potrebbe partire dall’evocazione di quei “reali” che sottendono la realtà per come il capitalismo ce la presenta.

Uno di questi è la catastrofe ambientale.

Certo, a prima vista le questioni ecologiche non danno esattamente l’idea di essere un “vuoto non rappresentabile” per la cultura capitalista: più che inibiti, argomenti come i cambiamenti climatici e la minaccia dell’esaurimento delle risorse vengono essi stessi sfruttati dalla pubblicità e dal marketing.

È però un modo di trattare la catastrofe ambientale che illustra alla perfezione il tipo di fantasia su cui poggia il realismo capitalista:

 l’assunto che le risorse siano infinite, che la Terra altro non sia che un guscio da raschiare, e che qualsivoglia problema verrà risolto dal mercato.


Una versione di questa fantasia è proprio Wall-E:

 il film suggerisce l’idea che sia possibile una crescita infinita del Capitale, che il Capitale sia in grado di proliferare senza manodopera (sull’astronave Axiom tutte le mansioni vengono svolte da robot), che l’esaurimento delle risorse sia null’altro che un intoppo temporaneo e che alla fine, dopo il giusto periodo di recupero, il Capitale potrà di nuovo terraformare e ricolonizzare il pianeta.


Astronave Axiom di Wall-E


Nella cultura del tardo capitalismo però, la catastrofe ambientale figura solo come una specie di simulacro, anche perché le sue reali implicazioni restano troppo traumatiche per essere assimilate dal sistema.


Il senso profondo delle critiche mosse dagli ecologisti sta nel suggerire che non solo il capitalismo non è l’unico sistema percorribile, ma che proprio il capitalismo minaccia di distruggere l’intero ambiente umano.

La relazione tra capitalismo e disastro ecologico non è né casuale né accidentale:

la necessità di espandere costantemente il mercato e il feticcio della crescita stanno lì a significare che il capitalismo è, per sua natura, contrario a qualsiasi nozione di sostenibilità.",

Mark Fisher, Realismo capitalista , trad. italiana di Capitalist Realism: Is There No Alternative? 2009


E dunque, che fare? 

Davvero non esiste alternativa al capitalismo?

Una risposta palesemente negativa la offre l'economista serbo Milanovic nel suo Capitalism, alone, uscito nel 2019 e  pubblicato in Italia con il titolo Capitalismo contro capitalismo.

Solamente se tutti gli abitanti del pianeta si sottraessero contemporaneamente alla logica capitalista, il capitalismo potrebbe capitolare. 

Ma i livelli di ricchezza raggiunti soprattutto nel nord del mondo sono senza precedenti per poter immaginare possibile una conversione. 

Rinunciare ai privilegi maturati non interessa naturalmente a nessuno.

La sola possibilità per l'economista serbo è, quindi, migliorare il sistema da dentro, cercare dei correttivi interni al capitalismo stesso, che lo rendano meno aggressivo e più sostenibile.

Ora, la mia ignoranza in ambito economico è senza misura e non cercherò in alcun modo di balbettare idiozie copiando e incollando dati a casaccio tratti dal web.

 Mi limito a mantenere salda la vigilanza, provo a combattere disincanto e cinismo senza cedere all'idolatria delle distopie e dell'antropocene. 

In sintesi, non demolisco la convinzione che non esistano dogmi incrollabili e che quindi la domanda di Fisher possa ottenere risposte affermative.

O per lo meno un "maybe", che spiazzi il linguaggio globale del capitalismo e le sue insostenibili verità.


 Questi "forse" si aprono, ad esempio, ascoltando interventi come quello di Per Espen Stoknes, direttore del Centro per la Sostenibilità e l'Energia della Norwegian Business School di Oslo, durante la speciale serata ‘Earth For All’, al Tempio di Venere nel Parco Archeologico del Colosseo, a Roma, nel corso del Festival di Green & Blue 2023.

https://video.greenandblue.it/dossier/festival-di-green-blue-2023/g-and-b-festival-2023-per-espen-stoknes-contro-la-crisi-climatica-non-serve-il-cinismo-ma-un-nuovo-sistema-economico/4573/4588

Per Espen Stoknes è uno psicologo ed economista norvegese che ha scritto un  contributo al rapporto Earth4All del Club of Rome, di cui è membro, per rispondere a questa domanda:

How can we  ensure a good life for all- in any country- in a relatively stable planet?

Nel libro viene presentato un modello dinamico di sistema globale con più di settecento variabili proiettate fino al 2100, per immaginare diversi scenari possibili.

La parte dell'intervento che mi ha colpito di più è stata quella in cui ha richiamato la distinzione operata da Roman Krznaric tra i due cervelli che possediamo: 

 il cervello marshmallow e il cervello ghianda. 


Il primo è incentrato sul pensiero a breve termine, sulle ricompense istantanee, sui progetti a breve scadenza.

 Il secondo, invece, sul pensiero a lungo termine, sulla pianificazione e sulla strategia.


Il cervello ghianda è la parte di noi che sa che bisogna piantare una quercia adesso per averla tra sette generazioni, è un po', insomma, come la formica della celebre favola di Esopo. Lungimirante e saggia.

 Ma la maggior parte delle decisioni umane, purtroppo, sembra che venga presa dalla cicala (il cervello marshmallow) ed è per questo, spiega Stoknes, che è facile diventare cinici.

"Quando prende il sopravvento il cervello marshmallow, sentiamo che tutto è a breve termine e non risponderemo alla crisi ambientale in tempo", eppure, dice Stoknes,

 "non c'è alcun motivo scientifico per abbandonarsi al cinismo e alla disperazione, né alla negazione. Piuttosto dovremmo guardare dritto e applicare le soluzioni che sappiamo essere in grado di invertire la rotta".

Che dire...Viva le ghiande!

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